Il New York Times riesce a "tracciare" 12 milioni di americani: "Zero privacy"
Quanto è difficile accedere alla posizione di 12 milioni di cittadini? Ce lo spiega il New York Times, che ha messo in piedi un impressionante articolo chiamato "12 milioni di cellulari, un dataset, zero privacy".
In particolare, nel pezzo firmato da Stuart A. Thompson e Charlie Warzel compaiono delle impressionanti mappe che ricostruiscono nel dettaglio la posizione dei cittadini nei posti più famosi degli Stati Uniti d'America. I luoghi sono i più disparati, dalla Borsa di New York al frontemare di Los Angeles, passando addirittura per delle strutture di sicurezza del Pentagono. Insomma, il New York Times è riuscito a mettere le mani sulle posizioni di un numero spropositato di persone.
Nel pezzo del Times si legge: "Ogni minuto di ogni giorno, ovunque sul Pianeta, decine di aziende - in gran parte non regolamentate, poco controllate - registrano i movimenti di decine di milioni di persone tramite i telefoni cellulari e archiviano queste informazioni. [...] Abbiamo ottenuto uno di questi file, di gran lunga il più grande e il più sensibile mai visto dai giornalisti. Detiene oltre 50 miliardi di ping di localizzazione provenienti dai telefoni di oltre 12 milioni di americani. Questo mentre essi si muovevano attraverso diverse città importanti, tra cui Washington, New York, San Francisco e Los Angeles".
Thompson e Warzel spiegano che i dati ottenuti rappresentano l'esatta posizione dei singoli smartphone in un periodo di diversi mesi tra il 2016 e il 2017. Il Times fa sapere di aver ottenuto il file da una fonte anonima che ha voluto divulgare l'allarmante quantità di dati in possesso alle aziende.
Nel corso del pezzo, che vi consigliamo di leggere per intero, il Times fa anche sapere che i dati ottenuti non provengono da una società gigante, bensì da un'azienda che raccoglie le informazioni sulla posizione degli utenti tramite le applicazioni che questi ultimi installano sul loro smartphone.
Crediti immagini: The New York Times.
FONTE: New York Times
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When we first started working with the data, we wanted to see if any sensitive sites were included. I zoomed into the Pentagon and saw this.
— Stuart A. Thompson (@stuartathompson) 19 dicembre 2019
Our jaws hit the floor.
Full piece: https://t.co/fjFufwXyIp pic.twitter.com/0GB3KnhQcR
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