Una nuovo alleato nella battaglia contro l'antibiotico-resistenza

Una nuovo alleato nella battaglia contro l'antibiotico-resistenza
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Un team di ricerca, guidato dagli scienziati dell'Università del Texas ad Austin, ha sviluppato sonde chimiche per aiutare ad identificare un enzima, prodotto da alcuni tipi di E.coli e batteri pneumococcici, noto per abbattere diversi tipi comuni di antibiotici, rendendoli pericolosamente resistenti al trattamento.

I batteri hanno sviluppato infatti vari meccanismi per resistere ai trattamenti, ed uno di questi è quello di produrre enzimi che fondamentalmente distruggono tali farmaci prima che possano completare il loro lavoro.

In un articolo pubblicato sul Journal of the American Chemical Society, i ricercatori si sono concentrati sulla minaccia rappresentata dall'enzima batterico chiamato New Delhi metallo-beta-lattamasi (NDM) creando una molecola che brilla quando vi entra in contatto. Uno strumento molto utile per avvisare i medici del tipo di minaccia batterica da affrontare e quale antibiotico eventualmente utilizzare.

L'NDM abbatte infatti le classi più sicure ed efficaci di antibiotici per il trattamento delle infezioni, quali penicilline, cefalosporine e carbapenemi. Esistono anche altre classi da poter utilizzare, ma possono avere più effetti collaterali, più interazioni farmacologiche ed essere meno disponibili in alcune parti del mondo.

Oltre ad indicare la presenza dell'enzima NDM, la sonda chimica fluorescente può aiutare anche a trovare un modo diverso per combattere l'antibiotico-resistenza. Un'opzione infatti che utilizzano i medici per il trattamento dei super-batteri è quella di combinare antibiotici comuni con un inibitore, e sebbene non se ne conosca ancora uno efficace per i batteri produttori di NDM, la sonda potrebbe aiutare a trovarne uno.

Una volta infatti che la sonda si è legata all'enzima ed ha iniziato a brillare, se viene introdotto un inibitore efficace la sonda si allenterà interrompendo il bagliore. Ciò consentirebbe agli scienziati di testare un volume elevato di potenziali farmaci molto rapidamente.

Lo studio ha anche esaminato un processo noto come "immunità nutrizionale", che consiste nella produzione di proteine del corpo umano in risposta ad un'infezione, che catturano i metalli disponibili nel corpo, come lo zinco, rendendo i batteri più sensibili agli attacchi.

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