Una nuova idea apre le porte all'estensione di internet su scala galattica
Un nuova ricerca ha studiato gli effetti del Sole e delle stelle a noi vicine sulle onde radio, che potrebbero avere un ruolo incredibile nei metodi di comunicazione del futuro.
L'esplorazione dello spazio esterno continua con missioni sempre più frequenti. Recentemente è atterrato il rover Perseverance su Marte, nel cratere Jezero, mentre il piano per riportare l'uomo sulla Luna è stato definito in maniera precisa.
Uno dei problemi più importanti che si hanno per l'esplorazione robotica è la possibilità di comunicare con le sonde in viaggio nello spazio. In questo momento, il metodo di comunicazione con le sonde spaziali, all'interno del Sistema Solare, è basato su Deep Space Network (DSN), un insieme di antenne e stazioni radio sparse in giro per il mondo. Ognuna di queste stazioni è composta di un enorme parabola con diametro di 70 metri, più una serie di altre parabole ausiliare. Queste dimensioni sono fondamentali per riuscire a rendere i deboli segnali provenienti dallo spazio leggibili dai nostri strumenti.
Anche se si parla di un futuro ancora molto lontano, l'esplorazione al di fuori del Sistema Solare richiederà nuovi sistemi di comunicazione. Naturalmente, gli studi sono già iniziati, per sviluppare quello che possiamo chiamare una sorta di internet su scala galattica. Alcune soluzioni prevedono l'utilizzo di luce laser molto focalizzata, ma una nuova ricerca propone una soluzione che utilizzerebbe le care vecchie onde radio, che possono contenere molti dati utilizzando basse energie.
Di contro, il problema delle onde radio è che, avendo lunghezza d'onda molto grande, risulta difficile focalizzarle in una direzione. L'idea fondamentale dello studio di cui vi parliamo oggi è sfruttare l'effetto di lente gravitazionale per risolvere il problema. In particolare, ogni oggetto che abbia una massa provoca una deformazione dello spazio-tempo e modifica di conseguenza i tragitti più brevi da un punto all'altro dell'Universo. Anche la luce ed i fotoni che la compongono subiscono gli effetti della caduta libera gravitazionale. Così, in modo simile ad una lente che concentra la luce in un solo punto, gli oggetti astrofisici potrebbero essere utilizzati per focalizzare le onde radio in un punto ben definito. Alcuni test del modello, effettuati da Claudio Maccone, mostrano che il tasso di trasferimento delle informazioni sarebbe pari ad alcuni kilobyte per secondo, la velocità del vecchio modem 56K. Certamente non una velocità astronomica, ma in grado di trasmettere dati e immagini su distanze astronomiche.
FONTE: Phys Org
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