
Nuovi rilevamenti dei "Superbolt": fulmini 1000 volte più intensi del normale

La natura non smette mai di stupire e di affascinarci con i suoi fenomeni spettacolari. Alcuni di questi non sempre sono di facile comprensione, come ad esempio i cosiddetti "Superbolt", capaci di sprigionare mille volte più energia delle controparti classiche.
Dal nuovo studio a cura dei ricercatori del Laboratorio nazionale statunitense di Los Alamos, in Nuovo Messico, si apprende che i dati sono stati ricavati in oltre due anni di analisi satellitare, concentrandosi per lo più sulle zone temporalesche del territorio americano.
Proprio nei mesi di fine anno, infatti, in particolare dopo la metà di novembre, inizia la stagione dei "fulmini" negli USA, la quale è tanto attesa da meteorologi, appassionati e documentaristi. Da oltre due anni i ricercatori vanno a caccia dei "Super Fulmini" i quali - sebbene particolarmente maestosi - non sono facili da rilevare, essendo piuttosto rari.
Oltretutto, sono privi di una spiegazione concreta ed esaustiva per quanto riguarda la loro natura e sul perché colpiscano la Terra in un modo unico e così potente. Lo studio condotto da Michael Peterson ed Erin Lay, e pubblicato con doppia revisione ufficiale (qui e qui), si è servito delle capacità del satellite "Geostationary Lightning Mapper" (GLM) della NASA, tentando di andare più a fondo sulla questione.
"Vogliamo vedere quali sono veramente i confini dei Superbolt, capire quali lo sono e quali no. Comprendere questi eventi estremi è importante perché ci dice di cosa sono capaci i fulmini in generale", ha detto il coautore dello studio Peterson.
In quasi 730 giorni di analisi, son stati scovati circa 2 milioni di eventi abbastanza intensi da essere chiamati superbolt, ovvero 1 su 300, con un'intensità di oltre 100 volte superiore al normale. Molti di questi, però, sono ancora soggetti ad una scrematura, in quanto la riflessione della luce prodotta potrebbe essere stata accentuata (o comunque modificata) da strati di nuvole e da altri agenti atmosferici.
La ricerca si è concentrata poi sui fenomeni "migliaia di volte più intensi" (difficili da considerare "errori di valutazione" degli strumenti), scoprendo una particolare incidenza di questi Superbolt negli Stati Uniti centrali e nel bacino del "Rió de La Plata", che comprende Uruguay, Paraguay e parti dell'Argentina e del Brasile.
Alcuni di questi super fulmini, come stesso dichiarato dagli autori, hanno perdurato tra le nubi per quasi 17 secondi, e il più potente fin ad ora da loro analizzato ha sprigionato un energia di 3 terawatt di potenza (quasi equivalente al fabbisogno energetico annuo di una nazione molto sviluppata).
La sfida ai superbolt è ancora ampiamente aperta: adesso i ricercatori dovranno ampliare il loro campo di ricerca e analizzare i dati con i fenomeni simili che spesso si verificano anche nel Nord Atlantico e nel Mar del Giappone.
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