Nuovi studi sembrano spiegare il mistero del metano di Marte
La vita su Marte, il pianeta più simile alla Terra, si è cercata concretamente negli ultimi 15 anni e, nonostante non sia ancora stata trovata, gli scienziati ripongono le loro speranze sul metano.
Adesso, un team della Aarhus University vuole risolvere questo mistero, per questo motivo ha condotto uno studio sui possibili meccanismi per la rimozione del metano dall'atmosfera di Marte. Il gas sul Pianeta Rosso infatti, è sempre comparso e ricomparso.
Nel corso degli anni, sono state teorizzate diverse cause per la creazione di questo gas, da processi non biologici come la serpentinizzazione (interazioni tra acqua, anidride carbonica e roccia olivina) alla produzione biologica da parte di microbi.
Anche la scomparsa del metano è un mistero, e il meccanismo più ovvio è la degradazione fotochimica, quando i raggi UV del Sole provocano la rottura del metano in anidride carbonica, formaldeide e metanolo. Tuttavia, questo processo non può spiegare perché il metano atmosferico scompare così rapidamente (il mistero più grande).
Nello studio, apparso di recente sulla rivista scientifica Icarus, il team della Aarhus University ha proposto che questo processo potrebbe essere indotto da un fenomeno chiamato "saltation". Quando l'erosione del vento causa la ionizzazione del metano in composti come il metile (CH3), il metilene (CH2) e il carbyne (CH).
Utilizzando minerali simili a quelli presenti su Marte, il team ha concluso che questo meccanismo è molto più efficace del processo fotochimico e potrebbe spiegare in che modo il metano viene rimosso dall'atmosfera del Pianeta Rosso.
Lo studio ha anche dimostrato che questo processo potrebbe creare sostanze chimiche reattive all'ossigeno molto tossiche per gli organismi, compresi i batteri. La presenza di questi composti significa essenzialmente che ci sono poche possibilità che la vita possa esistere sulla superficie marziana.
Servono nuovi studi, e le future missioni che indagheranno sulla vita, come il rover ExoMars 2020 dell'ESA e il rover Mars 2020 della NASA, potranno dirci molto di più sul Pianeta Rosso.
FONTE: universetoday
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