Un nuovo documento ci narra il martirio dei giapponesi cristiani avvenuto 400 anni fa

Un nuovo documento ci narra il martirio dei giapponesi cristiani avvenuto 400 anni fa
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Una lettera giapponese, scritta da Hosokawa Tadaoki, un signore feudale che visse a cavallo tra il periodo Sengoku ed Edo, è stata recentemente trovata. La peculiarità di questo documento risiede nel suo contenuto: al suo interno, infatti, vi è un'importante testimonianza riguardo il martirio dei cristiani perpetrato nel Giappone dell'epoca.

Proviamo, prima di tutto, a capire il contesto storico generale nel quale il nobile guerriero visse e di cui potreste già conoscere alcuni dettagli grazie al film del 2017 di Martin Scorsese, "Silence".

Tra il XVI e XVII secolo, molti cristiani giapponesi, sia missionari che convertiti, vennero brutalmente assassinati unicamente per il loro credo - tantoché la Chiesa di Roma dell'epoca definì queste uccisioni come parte di un vero e proprio martirio.

Inoltre, a livello politico, si stavano vivendo delle forti tensioni politico-sociali, che sfociarono, all'inizio del periodo Edo, con l'instaurarsi di un potere militare assoluto, la cui forza risiedeva nel modello religioso e sociale del pensiero confuciano.

Secondo la lettera trovata recentemente da alcuni studiosi della Kumamoto University, fu proprio all'inizio del XVII secolo che Hosokawa ordinò l'esecuzione di un suo vassallo, Diego Hayato Kagayama, e rilegò al confino Genya Ogasawara - solo perché i due professavano un credo ritenuto straniero e pericoloso per il regime appena stabilitosi.

Questo documento è di essenziale importanza, perché, fino ad oggi, le uniche testimonianze avute sul martirio dei cristiani in Giappone provenivano da alcuni scritti dei missionari gesuiti. La scoperta della lettera di Hosokawa ci offre, invece, una visione più complessiva e diretta.

L'aspetto, forse, paradossale di questo evento narrato nel testo del daimyō (il termine giapponese generale che indicava il titolo di signore feudale) è che nel Kyushu, dove la famiglia Hosokawa aveva gran parte dei propri possedimenti, vi erano molti convertiti.

Persino la moglie, Hosokawa Tama, o Gracia, divenne cristiana e lo rimase fino alla sua morte, giunta nella celebre Battaglia di Sekigahara del 1600.

Al tempo la donna si trovava ad Osaka e venne presa come ostaggio politico da Ishida Mitsunari, l'oppositore di Tokugawa Ieyasu. I due nemici avevano dato il via ad un terribile scontro e, teoricamente, Gracia avrebbe dovuto giurare fedeltà a Ishida Mitsunari - mentre il marito era alleato con la fazione opposta. La donna si rifiutò e, per non suicidarsi, chiese ad un servitore di ucciderla - mantenendo, fino all'ultimo, la sua integrità.

Quando si stabilì lo shogunato dei Tokugawa, il cristianesimo venne bandito ufficialmente e molti convertiti rinunciarono al loro credo, pur di evitare la morte. Non tutti, però, accettarono quest'imposizione. E la lettera trovata n'è l'esempio.

Ma perché venne ucciso solo Hayato Kagayama, fedele servitore della famiglia Hosokawa? Perché l'altro uomo citato nel testo venne "risparmiato"?

La risposta si ricollega proprio ad Hosokawa Gracia. Il padre di Genya Ogasawara era il servo che uccise la nobil donna per salvare il suo onore e che, successivamente, commise lui stesso la pratica del seppuku, cioè il rituale del suicidio secondo il codice samurai.

La scelta, però, di uccidere Hayato Kagayama non fu facile. Hosokawa Tadaoki riconobbe fino all'ultimo la fedeltà dell'uomo e gli chiese, più volte, di abiurare il suo credo. Tuttavia, nulla lo mosse dal cambiare idea. Alla fine, la condanna dovette arrivare proprio per via della legge dell'epoca.