Questo nuovo modello computazionale è in grado di cercare mondi favorevoli alla vita
La ricerca della vita extraterrestre continua ad essere una parte fondamentale della vita di molti scienziati. Più passa il tempo, e più si raffinano i metodi per cercare "l'esistenza" all'interno del nostro Universo.
Un nuovo studio, infatti, utilizza modelli computerizzati per l'osservazione delle stelle nane rosse: corpi celesti più attivi (ma più piccoli) del Sole che emettono grandi quantità di radiazioni. Quest'ultime potrebbero influenzare pesantemente il clima di un pianeta roccioso e rendere più difficile la sopravvivenza della vita.
La sola "zona abitabile", ovvero quella regione intorno ad una stella ove è teoricamente possibile per un pianeta mantenere acqua liquida sulla sua superficie, non è sufficiente per garantire la vita. L'abitabilità è una metrica complessa che dipende non solo da dove si trova un pianeta, ma anche dal suo clima e dal temperamento della sua stella madre. Anche la rotazione planetaria è importante: una rotazione lenta potrebbe progressivamente "bruciare" un lato del pianeta e congelare l'altro.
Il nuovo studio incorpora entrambi i fattori per capire quanto possa essere abitabile un pianeta. Lo studio dei ricercatori è il primo a combinare due flussi di dati - chimica dell'atmosfera e modellazione climatica 3D - per capire quanto possano essere abitabili i pianeti rocciosi di una stella nana rossa. "Questi tipi di modelli non sono stati affatto utilizzati nella ricerca sugli esopianeti che studiano i pianeti rocciosi perché sono così computazionalmente costosi", afferma l'autore principale Howard Chen, presso la Northwestern University nell'Illinois.
I risultati del nuovo studio mostrano alcuni scenari preoccupanti per i pianeti rocciosi esposti alle radiazioni stellari. Ad esempio, i corpi celesti regolarmente bagnati dalle radiazioni ultraviolette e dei raggi X tendono a perdere molta acqua a causa della vaporizzazione. Le probabilità di un pianeta di sostenere la vita dipendono anche dalla sua composizione atmosferica. Lo strato di ozono terrestre filtra gran parte delle radiazioni nocive del nostro Sole, che è una stella relativamente inattiva. I pianeti con strati di ozono molto sottili, quindi, ricevono più radiazioni sulla loro superficie, il che, ancora una volta, rende difficile la sopravvivenza della vita.
Questi modelli - ovviamente - non possono prevedere con certezza se un determinato pianeta possa supportare o no la vita, ma con migliaia di pianeti da studiare, i modelli possono aiutare gli scienziati a capire dove cercare. "Il nostro studio può aiutare a limitare il numero di posti in cui dobbiamo puntare i nostri telescopi", afferma infine l'autore senior dello studio Daniel Horton.
FONTE: space.com
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