Questo nuovo studio proverà a cercare la vita aliena basata su una "chimica sconosciuta"
Fin ad ora l'unica forma di vita che conosciamo è quella che si è espressa (in molte specie e forme) sul pianeta Terra. Ma, se esiste davvero una vita aliena là fuori nello Spazio, come possono i nostri sensori essere capaci di rilevare qualcosa di ignoto? Questo studio ci spiega come sarà possibile.
Gli scienziati hanno iniziato seriamente già da molti decenni la ricerca della vita extraterrestre nel cosmo, ma tale vita potrebbe essere profondamente diversa da quella che conosciamo: potrebbe essere nata da una chimica che ancora non ci è nota, e gli attuali metodi basati sulla rilevazione delle cosiddette "bio-signature" (firme biologiche) potrebbero non essere idonei.
Un nuovo studio condotto da un team congiunto tra Giappone e Stati Uniti, guidato da ricercatori dell'Earth-Life Science Institute (ELSI), presso il Tokyo Institute of Technology, ha sviluppato una tecnica di "machine learning" che valuta diverse miscele di composti organici e utilizza la spettrometria di massa per classificare i campioni in esame come possibili prove biologiche o meno.
Ci sono attualmente numerosi modi in cui gli scienziati stanno cercando la vita extra-terrestre(ET). Questi includono l'ascolto di segnali radio da civiltà avanzate nello spazio profondo, la ricerca di sottili differenze nella composizione atmosferica dei pianeti attorno ad altre stelle o persino il tentativo di analizzare campioni di suolo e ghiaccio prelevati su pianeti alieni (come la missione del rover Perseverance). Tutti però vanno alla ricerca di firme compatibili con la conoscenza umana, e non possono prendere in considerazione il fattore "vita basata su una diversa chimica".
Utilizzando una tecnica ad altissima risoluzione nota come Spettrometria di Massa a Risonanza Ciclotronica Ionica a Trasformata di Fourier (o FT-ICR MS), gli scienziati hanno misurato e catalogato gli spettri di massa di un'ampia varietà di miscele organiche complesse, come quelle derivate da campioni abiologici realizzati in laboratorio, miscele organiche trovate nei meteoriti, e petrolio non trasformato (o petrolio naturale grezzo, il tipo che pompiamo dal terreno e trasformiamo in benzina).
I ricercatori hanno inserito i loro dati grezzi in un algoritmo di apprendimento automatico e hanno sorprendentemente scoperto che gli strumenti erano in grado di classificare accuratamente i campioni come viventi o non viventi con una precisione del 95% circa.
"Questo lavoro apre molte strade entusiasmanti... non possiamo prevedere ogni singola variabile chimica nell'universo, ma possiamo approfondire la ricerca e l'analisi dell'astrobiologia", afferma il coautore Huan Chen, ricercatore presso il National MagLab degli Stati Uniti.
FONTE: ELSI
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