L'Ocse vuole che gli Stati impongano una web tax entro il 2020

L'Ocse vuole che gli Stati impongano una web tax entro il 2020
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Secondo l'Ocse gli Stati non starebbero facendo abbastanza per imporre alle grandi aziende che operano attraverso internet una tassazione giusta. È un tema di cui si discute spesso, specie per i diversi casi che hanno visto (anche in Italia) le multinazionali del tech eludere agilmente il fisco pagando briciole a fronte di guadagni enormi.

In Italia di una web tax se ne è parlato a più riprese, e, sia a livello nazionale, che europeo, qualcosa si era già mosso. Ora però l'Ocse si rivolge direttamente ai Paesi membri del G20, che si riuniranno per l'omonimo meeting durante la prossima settimana.

Durante le giornate del G20, l'Ocse presenterà una sua proposta di web tax che si è posta l'obiettivo di "assicurare che i grandi e assai redditizi gruppi multinazionali, incluse le società digitali, paghino le tasse dovunque abbiano significativi legami diretti con i consumatori e generino i loro profitti".

La deadline è fissata per il 2020, poi, per il Presidente dell'Osce, Angel Gurria, esisterebbe il rischio di un'azione disorganizzata e frammentaria, con ogni Paese che adotterà regole proprie: "Il mancato raggiungimento di un accordo entro il 2020 aumenterebbe notevolmente il rischio che i paesi agiscano unilateralmente, con conseguenze negative su un'economia globale già fragile".

La proposta avrebbe già incontrato il favore di alcuni colossi, tra cui Amazon che si è espresso in questo modo: "continuiamo a sostenere attivamente e contribuiamo al lavoro dell'Ocse per raggiungere una soluzione basata sul consenso. Raggiungere un ampio accordo internazionale sulle modifiche ai principi fiscali internazionali fondamentali è cruciale per limitare il rischio di doppia tassazione e misure unilaterali distorsive e creare un ambiente che favorisca la crescita del commercio globale, che è vitale per i milioni di clienti e venditori che Amazon supporta nel mondo".