Se oggi celebriamo il giorno di Pasqua è grazie all'imperatore romano Costantino

Se oggi celebriamo il giorno di Pasqua è grazie all'imperatore romano Costantino
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Al contrario di quello che conosciamo oggi, nell'antichità la Pasqua non aveva una data definitiva. Questo perché la storia che giustifica l'evento pasquale andava ad intrecciarsi con la tradizione ebraica, che, al contrario dei cristiani, seguiva il calendario lunare. Per questo fu necessario l'intervento dell'imperatore romano Costantino.

Era il 325 d.C. quando quest'ultimo decise di promuovere una delle più rivoluzionarie, e discusse, riforme all'interno dell'Impero romano. Quell'anno, infatti, si convertì al cristianesimo e diede ai cristiani la possibilità di professare il loro credo liberamente all'interno dei confini imperiali.

Presentandosi come il protettore assoluto del cristianesimo e dei suoi fedeli, Costantino cercò di modificare il più possibile la tradizione portata avanti fino a quel momento, col desiderio di sganciarla da quella ebraica.

Per far ciò, riunì il Concilio di Nicea, nel quale lui stesso si pose come figura di riferimento. A quell'incontro ribadì le sue convinzioni, sostenendo che il giorno della resurrezione di Gesù Cristo fosse troppo importante per essere associato alla Pasqua di un credo estraneo al cristianesimo, cioè quello ebraico. Essa doveva essere celebrata in un periodo diverso. Ma quale? Quello primaverile.

La primavera è sicuramente una stagione ricca di elementi che possono assumere un significato simbolico. Per esempio, Costantino credeva che la rinascita della vita, le giornate più lunghe e luminose fossero, in un qualche modo, simili ai passaggi passati dalla "luce sul mondo" (come ci si riferiva a Gesù Cristo) dopo la sua resurrezione.

Per questo, l'imperatore premette il Concilio a scegliere una data mobile che cadesse in questo esatto periodo dell'anno solare. In particolare, chiese che fosse la domenica successiva alla prima luna piena dopo l'equinozio di primavera.

Il problema, tuttavia, era che, seguendo queste direttive, non vi era una giornata precisa per ogni Pasqua. Di conseguenza, la popolazione iniziò a confondersi e nacquero le prime discussioni a livello clericale. C'era chi voleva seguire il metodo del calcolo del giorno attraverso il calendario romano; altri, invece, volevano seguire quello dei missionari irlandesi cristiani, che facevano capo all'ordine colombaniano (di San Colombano).

Il punto di svolta si ebbe nel 664, durante il cosiddetto "Sinodo di Whitby". Esso venne tenuto nel regno di Northumbria, più precisamente nell'odierna abbazia di Whitby, dal sovrano Oswiu. Secondo l'opera del 731 "Historia ecclesiastica gentis anglorum" (la "Storia ecclesiastica del popolo inglese", di cui vi abbiamo fatto accenno anche qui), il sovrano britannico decise di osservare la data della Pasqua voluta nel calendario romano, andando contro la tradizione portata avanti fino a quel momento.

Da lì in poi, in tutti i territori finiti nella stretta della Chiesa cristiana, la Pasqua iniziò ad essere festeggiata sempre tra il 21 marzo e il 25 aprile. Questo lasso di tempo andò a cambiare per la chiesa cristiano-ortodossa, andando a cadere tra il 4 aprile e l'8 maggio.