E se si facesse paracadutismo attraverso una nuvola? Potrebbero accadere cose orribili

E se si facesse paracadutismo attraverso una nuvola? Potrebbero accadere cose orribili
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Se ci fate caso, i paracadutisti si lanciano sempre quando il cielo è limpido e senza nuvole (giustamente!), ma vi siete mai chiesti cosa succederebbe se si facesse paracadutismo attraverso una nuvola? I risultati potrebbero cambiare.

Innanzitutto, l'esperienza cambierebbe del tutto a seconda del tipo di nuvola, dell'equipaggiamento protettivo del "cercatore di adrenalina" e delle condizioni meteorologiche. Passando attraverso una nuvola potresti uscirne fradicio, congelato o addirittura privo di sensi.

Sappiamo che questi ammassi bianchi si formano quando le molecole d'acqua si condensano attorno alle particelle nell'aria, ma non tutte sono uguali e pesano persino in modo diverso. I paracadutisti saltano da un'altitudine di 4.000 metri, ed è molto probabile che incontrino strati e cumuli, nuvole costituite da molecole d'acqua.

Ovviamente nessuno dovrebbe lanciarsi intenzionalmente attraverso queste aggregazioni di acqua, poiché è facile perdere di vista potenziali pericoli, inclusi altri paracadutisti o aerei, mentre altre volte - in base alla nuvola - c'è la possibilità di uscirne bagnati o gelati. Ryan Katchmar, istruttore di paracadutismo con sede nello Utah con più di 10.000 salti, ha raccontato durante un'intervista a LiveScience che durante un recente salto ha notato che il naso e gli zigomi di una paracadutista stavano diventando bianchi mentre cadevano, "poiché il ghiaccio si stava formando su di noi".

Spesso, però, all'interno delle nuvole temporalesche, l'aria calda può salire raggiungere velocità superiori a 160 km/h, mentre c'è la possibilità di essere colpito dai fulmini. Solo due persone sono sopravvissute a un simile viaggio: il tenente colonnello statunitense William Henry Rankin che nel 1959 fu espulso dal suo jet da combattimento in condizioni meteorologiche avverse e trascorse diversi minuti all'interno di una nuvola di tempesta, soffrendo il congelamento e quasi annegando.

Mentre, decenni più tardi, nel 2007, il tedesco Ewa Wiśnierska è stato involontariamente risucchiato in un temporale mentre si allenava per il campionato del mondo di parapendio, perdendo conoscenza a causa della mancanza di ossigeno e atterrando diverse ore dopo a circa 60 chilometri di distanza.

Insomma, meglio lanciarsi quando il tempo è limpido e soleggiato.