Parkinson: tra speranze e ricerca verso un futuro dalle incoraggianti aspettative
L'11 aprile 2022, ricorre la Giornata Mondiale della Malattia di Parkinson, una patologia subdola e spesso sottovalutata; ecco perché la Società Italiana di Neurologia (SIN) continua a ribadire con fermezza l’importanza di una diagnosi precoce per intervenire tempestivamente con una terapia mirata.
Non tutti sanno che la Malattia di Parkinson è una patologia molto antica, sono infatti diverse le fonti arcaiche che descrivono sintomi riconducibili ad essa, tra cui un papiro egizio, un trattato di medicina Ayurveda ed alcuni scritti dello stesso Galeno (uno dei padri della medicina). La sua denominazione si deve però al medico inglese, James Parkinson, che pubblicò la sua prima descrizione dettagliata nel trattato "An Essay on the Shaking Palsy" del lontano 1817.
Se ne deduce quindi, come siano trascorsi moltissimi anni all'insegna degli studi e della ricerca di una linea di prevenzione e cura per tale patologia. Ma, ad oggi, quali sono le nuove prospettive terapeutiche riguardo la cura della Malattia di Parkinson?
Cerchiamo di rispondere a tale domanda attraverso le parole del professor Alberto Albanese, responsabile dell’Unità Operativa di Neurologia 1 dell’Ospedale Humanitas di Milano, rilasciate in un interessante articolo di Luca Sciortino dal settimanale "Panorama".
“Molto presto arriveranno novità importanti per i malati di Parkinson. Finora i farmaci curavano i sintomi ma nel prossimo futuro bloccheranno l’evolversi della malattia stessa”, afferma il professore.
Ricordiamo, attraverso le parole dello stesso Albanese, come la malattia “abbia inizio con sintomi che, in principio, non riguardano l’apparato motorio. I pazienti, infatti, sperimentano spesso una riduzione dell’olfatto o un disturbo del sonno Rem. In generale, chi è affetto da una malattia neurodegenerativa nella fase profonda del sonno non controlla i movimenti ed è spesso il partner ad accorgersi di questo, in quanto viene svegliato durante la notte”.
Dopo anni di studi, ormai si è a conoscenza che le cause dell'insorgenza della malattia di Parkinson sono sia genetiche che ambientali, con molti geni coinvolti in varia misura, ed associate ad un basso livello di dopamina, un neurotrasmettitore endogeno indispensabile per una corretta diffusione dei segnali chimici tra neuroni.
I farmaci utilizzati finora miravano appunto ad aumentare, o sostituire, la funzione di questa molecola organica, ma “avevano molti effetti collaterali, come quello di stimolare alcune pulsioni normalmente inespresse. Nel tempo c’è stata poi un’evoluzione dei farmaci che ha ridotto, fortunatamente, alcuni effetti collaterali incluso quello dell’ispessimento delle valvole cardiache”.
Ecco perché, “la ricerca sta andando nella direzione di cure personalizzate. Si è capito che esistono diversi sottotipi di malattie di Parkinson e che le cure devono essere ottimizzate per il singolo paziente”, ha aggiunto il professor Albanese.
“Vi saranno quindi novità da tre differenti linee di ricerca. La prima è quella genetica. Cominceranno le sperimentazioni di virus geneticamente modificati sull’uomo, capaci di inserire geni che curano i sintomi e forse bloccano l’evolversi della malattia”.
“Arriveranno inoltre anticorpi monoclonali capaci di combattere l’accumulo delle proteine, come l’alfa-sinucleina, in particolari inclusioni dei neuroni. Infine, siamo anche in attesa di farmaci più tradizionali che combatteranno la diminuzione della dopamina in maniera molto più raffinata che in passato”, ha concluso il professore.
La speranza è che quindi, molto presto, si possa finalmente vincere la dura battaglia che da molti anni si combatte con una patologia che non fa sconti a nessuno, una malattia, quella di Parkinson che ha colpito anche molti personaggi famosi.
A proposito di malattie neurodegenerative, tempo fa vi avevamo parlato dello studio sul primo farmaco contro l'Alzheimer dopo 20 anni, la cui efficacia era però ancora da valutare attentamente.
FONTE: Parkinson Italia
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