Perché gli animali degli oceani mangiano la plastica?

Perché gli animali degli oceani mangiano la plastica?
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Nel 1950 abbiamo prodotto 2.3 milioni di tonnellate di plastica. Nel 2015, invece, ben 448 milioni di tonnellate.. nel 2050 la produzione è destinata a raddoppiare. Una parte di questo materiale va a finire nei nostri oceani. In che modo danneggia l'ambiente e le popolazioni di questi luoghi? Ecco ciò che sappiamo.

Innanzitutto, per rispondere alla domanda nel titolo, perché gli animali marini mangiano plastica? Un quesito difficile da risolvere, secondo Matthew Savoca, ricercatore post dottorato presso la Hopkins Marine Station. "Sappiamo sorprendentemente poco di ciò che sta realmente accadendo nell'oceano", afferma l'uomo. Per alcune creature, come le acciughe, la plastica può avere l'odore del cibo. Per alcune specie di balene che utilizzano il biosonar, invece, questa spazzature potrebbe risuonare come cibo.

Sono le balene a mangiare più plastica delle altre specie? Non necessariamente. La berta piedicarnicini (Ardenna carneipes) mangia più plastica, in proporzione alla loro massa corporea, rispetto a qualsiasi altro animale marino.

In che modo il consumo di plastica fa male agli animali? Non è una morte veloce, ma una sofferenza lenta e furtiva. I sintomi, infatti, si manifestano come una fame cronica e inesorabile. "Supponiamo che un capodoglio possa afferrare 30 pezzi di cibo durante un'immersione", afferma Savoca. "Se cinque o dieci di questi pezzi sono spazzatura, si ottiene dal 10 al 30 percento in meno di cibo." Questa carenza di cibo dell'animale, afferma l'uomo, rende difficile avere l'energia per fare tutto ciò che deve fare, come l'allevamento di cuccioli, la migrazione e la continuazione del foraggio.

La plastica, si aggiunge agli altri fattori di stress che vanno ad incidere sulla vita nell'oceano: cambiamenti climatici, pesca eccessiva, traffico marittimo e inquinamento acustico. "È un vero peccato perché le loro vite sono abbastanza difficili anche senza la pressione aggiuntiva che esercitiamo su di loro". Soprattutto alla velocità con cui stiamo modificando il loro ambiente, afferma infine Savoca.