Perché gli eventi traumatici restano impressi nella memoria? Ora conosciamo la risposta

Perché gli eventi traumatici restano impressi nella memoria? Ora conosciamo la risposta
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Tutti, prima o poi, affrontiamo momenti difficili nella vita di tutti i giorni. Lo stress incombe sulle nostre vite come una spada di Damocle che oscilla sul capo. Vi siete mai accorti, però, che sono proprio i momenti più difficili a restare più impressi nella memoria? Un recente studio potrebbe aver trovato la risposta a questo fenomeno.

"Di solito abbiamo immagini dettagliate nella mente di esperienze stressanti, come sostenere l'esame di guida, anche dopo molti anni", dichiara Oliver Wolf , neuropsicologo della Ruhr-University Bochum, in Germania. "Mentre una passeggiata nel parco lo stesso giorno viene presto dimenticata" continua.

Al fine di comprendere le motivazioni che insaldano i “brutti ricordi” nella memoria, il team di ricerca ha effettuato una serie di colloqui di lavoro simulati con due intervistatori. Il protocollo è conosciuto con il nome di Trier Social Stress Test e si basa sull’indurre volontariamente una condizione di stress nell’intervistato (condizione non proprio ideale dato che lo stress rende i capelli bianchi).

Il test consiste nell'effettuare una presentazione ad un gruppo di intervistatori, i quali sono obbligati a mantenere espressioni neutre per tutta la durata del test. In seguito, agli intervistati vengono sottoposti diversi oggetti, come tazze di caffè, orologi e nastro adesivo.

Un altro gruppo di volontari ha partecipato ad una situazione di intervista più gioviale e confortevole, durante la quale era possibile scambiare opinioni e in cui gli intervistatori potevano fornire un feedback positivo.

Successivamente i gruppi sono stati sottoposti a risonanza magnetica funzionale, così da analizzare la porzione del cervello deputata all’apprendimento emotivo, ovvero l’amigdala. In concomitanza sono stati mostrati una serie di oggetti presenti all’atto dell’intervista ed oggetti generici.

Coloro che sono stati sottoposti allo stress test presentavano tracce neuronali, indotte dalla visione degli oggetti presenti durante l’intervista, mentre oggetti che non erano stati visti non hanno prodotto alcun segno. Inoltre, la vista dei volti degli intervistatori ha stimolato la medesima attività cerebrale degli oggetti.

Il gruppo sottoposto al “test positivo”, invece, non ha mostrano indici neuronali correlati, né per gli oggetti né per i volti degli intervistatori.

I risultati mostrano che gli oggetti ricordati sotto stress sono correlati in misura maggiore alla loro rappresentazione cerebrale.

"Sembra che il legame tra gli oggetti e i fattori scatenanti dello stress sia stato cruciale per la memoria potenziata" afferma il neuropsicologo Nikolai Axmacher.

Secondo il team di studio, quello che rende i ricordi più fervidi sono le emozioni intense vissute, soprattutto se traumatiche o negative, poiché stimolano una correlazione cerebrale mediante l’amigdala. Gli oggetti e i contesti vissuti in condizioni neutre, invece, sono legati ad un’altra porzione del cervello deputata alla memoria, ovvero l’ippocampo.

Le conclusioni dello studio hanno un grande potenziale per l’analisi e le terapie dei disturbi mentali, soprattutto per le condizioni associate a cancellazione dei ricordi dovuti ad eventi traumatici.

A proposito di ricordi, sapevate perché il nostro cervello dimentica?