Perché le persone hanno la fobia dei buchi? Alla scoperta della tripofobia
INFORMAZIONI SCHEDA
Le persone hanno molte fobie, da quelle considerate "normali" come la paura dell'altezza alla talassofobia, la paura di quello che si nasconde sotto l'acqua del mare. Oggi vi parleremo della tripofobia, ovvero la paura di gruppi irregolari di piccoli buchi o protuberanze.
Secondo una statistica, circa il 20% delle persone potrebbe soffrire di questa fobia. "Penso che tutti noi soffriamo di tripofobia, solo a livelli differenti", afferma il dott. Geoff Cole , uno dei primi scienziati a studiare il disturbo. Nonostante, infatti, 1 persona su 5 soffri di questa fobia in modo grave, il disturbo è notevolmente poco studiato.
La ricerca di Cole (la prima pubblicata nel 2013) ha dimostrato che la frequenza cardiaca delle persone tripofobiche può aumentare in modo significativo quando si guardano le immagini di gruppi di buchi, siano queste delle semplici immagini di un nido d'ape o dell'alveolatura del pane. Chi ne soffre può anche provare nausea, sudorazione, prurito e attacchi di panico.
"Pensatelo come l'equivalente visivo di qualcuno che gratta le unghie su una lavagna: al cervello non piacciono questi picchi neurali creati da queste immagini", continua Cole. Gli scienziati hanno proposto quattro teorie per spiegare la fobia:
- Teoria dell'aposematismo: ovvero che gli esseri umani si siano evoluti per avere paura di tali modelli perché si vedono di solito su animali o cibo velenoso;
- Teoria patologica: secondo questa teoria, invece, tripofobia è un adattamento evolutivo. Poiché molte malattie della pelle hanno tratti tripofobici, gli esseri umani si sono evoluti per prestare attenzione (e avere paura) di questi modelli;
- Teoria dello stress visivo: semplicemente, secondo Cole, al cervello non piacciono immagini del genere, provocando in alcuni delle risposte esagerate. Con un metodo particolare, chiamato spettroscopia a infrarossi, gli scienziati hanno notato che il sangue del cervello, dopo la visione di un'immagine piena di buchi, è stato trovato verso la parte posteriore del cervello dei partecipanti, piuttosto che nelle aree decisionali frontali;
- Teoria dei meme di Internet: l'ultima teoria, invece, dice semplicemente che molti potrebbero essere stati condizionati dalla grande risonanza che la fobia ha avuto su internet e che molti, per osmosi, hanno iniziato ad essere tripofobici.
Insomma, la scienza ha difficoltà a rispondere alla domanda e molto probabilmente non riuscirà mai a dare una risposta completa.
FONTE: sciencefocus
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