Il peso del COVID-19 sulla salute mentale ha raggiunto il picco con il primo lockdown

Il peso del COVID-19 sulla salute mentale ha raggiunto il picco con il primo lockdown
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La quarantena dovuta al Coronavirus ha avuto un impatto negativo non solo sui lavoratori ma su tutti i cittadini in varie parti del mondo. Secondo gli ultimi dati, i livelli massimi di ansia e depressione sarebbero stati registrati durante il primo lockdown, per poi migliorare abbastanza rapidamente dopo l’introduzione delle restrizioni.

A svelare questo dettaglio è stato il team di ricercatori dell’UCL guidato dalla dott.ssa Daisy Fancourt, il quale ha condotto uno studio – pubblicato su Lancet Psychiatry – analizzando i dati di oltre 36.000 adulti riguardanti la loro salute mentale, registrata mediante semplici sondaggi su base settimanale tra il 23 marzo e il 9 agosto 2020.

Il risultato? Nella prima settimana, secondo il questionario PHQ-9, il 48% non aveva sintomi depressivi (punteggio 0-4), il 27% li aveva lievi (punteggio 5-9), il 13% moderati (punteggio 10-14), l’8% moderatamente gravi (punteggio 15-19) e il 5% gravi (punteggio 20-27). Per quanto concerne invece l’ansia, in base alla scala GAD-7 il 53% non aveva sintomi, il 24% aveva sintomi lievi, il 12% moderati e il 10% gravi.

Nelle 20 settimane successive i livelli di ansia e depressione sono gradualmente migliorati fino a raggiungere dati piuttosto positivi verso metà agosto, con il 63% dei soggetti senza sintomi depressivi e il 72% senza sintomi di ansia. Nello specifico, le persone a maggior rischio di provare tali sensazioni erano donne, giovani, persone con bambini, persone che vivono da sole e persone con condizioni di salute mentale preesistenti. Anche quelli con redditi più bassi e un livello di istruzione inferiore erano a maggior rischio, con differenze ancora evidenti dopo 20 settimane.

Secondo la dott.ssa Fancourt, “Il fatto che gli scarsi livelli di salute mentale per la maggior parte delle persone non abbiano continuato a peggiorare in questo periodo è leggermente in contrasto con i dati di precedenti epidemie, in cui è stato riscontrato che la salute mentale peggiorava durante la quarantena. Tuttavia, ci sono diverse differenze fondamentali tra questa pandemia e altre: per esempio, la concessione di viaggi fuori casa in condizioni particolari, l’aumento di attività ricreative casalinghe e la comunicazione virtuale”.

Cheryl Lloyd, responsabile del programma di istruzione presso la Nuffield Foundation, ha infine aggiunto: “La crisi del COVID-19 ha messo a fuoco le disuguaglianze socioeconomiche, con alcuni gruppi a maggior rischio di sperimentare povertà, insicurezza alimentare e perdita di posti di lavoro rispetto ad altri. […] Mentre la pandemia continua, è importante non solo per identificare i gruppi emotivamente vulnerabili, ma anche per garantire che possano accedere a un supporto mirato per la salute mentale”.

Non mancano anche alcuni dati preliminari riguardo il secondo lockdown: i ricercatori dell’UCL hanno infatti notato che la salute mentale è peggiorata nuovamente nel corso di questo autunno a causa della reintroduzione delle misure di blocco e la nuova ondata di contagi.

A proposito di ansia, stress e depressione, uno studio condotto proprio durante la quarantena ha scoperto che basterebbe avere uno spazio verde privato per diminuire i livelli di stress; o ancora, che l'esposizione alla discriminazione sui social media è associata a sintomi più elevati di depressione e ansia.