Il piano per scaricare l'acqua di Fukushima al vaglio delle Nazioni Unite

Il piano per scaricare l'acqua di Fukushima al vaglio delle Nazioni Unite
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Recentemente, alcuni esponenti dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (AIEA) si sono diretti a Fukushima per rivedere i piani del paese di scaricare l'acqua della centrale nell'Oceano Pacifico.

Nel sito, infatti, ci sono ben 1,1 milioni di tonnellate di acque reflue contenute nei serbatoi che stanno per raggiungere la capienza massima. In origine, questi serbatoi contenevano l'acqua per il raffreddamento dei reattori danneggiati, ma i livelli sono aumentati costantemente nel corso degli anni grazie alle precipitazioni e alle infiltrazioni delle acque sotterranee.

La Tokyo Electric Power (Tepco), che gestisce l'impianto, afferma che l'acqua sarà trattata prima di essere rilasciata nell'oceano per rimuovere tutti gli elementi radioattivi. Resterà solo il trizio, una forma di idrogeno che ha due neutroni. Sebbene quest'ultimo sia tossico, gli esperti affermano che la quantità nell'ambiente sarà trascurabile se diluita nel oceano.

"Il governo giapponese sta effettivamente facendo la cosa giusta rilasciando le acque reflue trattate dall'impianto di Fukushima nell'oceano", ha affermato l'anno scorso Nigel Marks, professore associato di fisica e astronomia della Curtin University. "Diluendo la miscela trizio/acqua con normale acqua di mare, il livello di radioattività può essere ridotto a livelli sicuri paragonabili a quelle delle radiazioni provenienti da rocce di granito, acqua di trivellazione, imaging medico, viaggi aerei e alcuni tipi di cibo".

L'AIEA ha promesso di ascoltare molto attentamente le preoccupazioni locali. Gli esperti adesso raccoglieranno campioni d'acqua e informazioni tecniche sul piano di smaltimento. I risultati saranno pubblicati alla fine di aprile. Anche gli Stati Uniti supportano la scelta di scaricare l'acqua di Fukushima in mare.