Un piccolo sguardo all'eredità del telescopio spaziale Spitzer

Un piccolo sguardo all'eredità del telescopio spaziale Spitzer
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Tutto ha una fine. Così, il 30 gennaio 2020 la NASA ha "staccato la spina" allo Spitzer Space Telescope, lo strumento che per quasi due decenni ha osservato l'Universo all'infrarosso. Al lancio, gli scienziati sperarono che la missione sarebbe durata almeno due anni e mezzo, ma Spitzer sopravvisse nello spazio per 16 anni.

Il telescopio è stato il quarto e ultimo "membro" del programma Great Observatories della NASA, che comprendeva anche l'Hubble Space Telescope, il Chandra X-ray Observatory e il Compton Gamma Ray Observatory. Lo specchio primario del defunto strumento misurava 0,85 metri di diametro e i suoi tre strumenti scientifici registravano radiazioni infrarosse o calore, con lunghezze d'onda comprese tra 3 e 180 micrometri.

Poiché la più grande fonte di calore nello spazio vicino alla Terra è il nostro pianeta stesso, la NASA ha lanciato Spitzer in un'orbita attorno al Sole, lontana da noi. Inoltre, tutti i veicoli spaziali generano calore. Per combattere questa fonte di radiazione infrarossa, Spitzer trasportava un serbatoio di elio liquido per mantenere i suoi strumenti refrigerati a –267 °C. Tuttavia, l'elio si esaurì nel 2009, e la navicella spaziale si riscaldò fino a –244 °C.

Le scoperte sono state molteplici: lo strumento scoprì l'anello più esterno di Saturno nel 2009. Quest'ultimo si estende approssimativamente da 6 milioni di km a 12 milioni di km dal pianeta; la capacità dell'osservatorio di rilevare il calore ha individuò il funzionamento interno delle gigantesche nuvole molecolari, diverse nane brune, una serie di esopianeti e i costituenti nelle atmosfere di molti di questi mondi. In particolare, Spitzer scoprì quattro dei sette pianeti noti nel sistema TRAPPIST-1.

In calce alla notizia potrete trovare delle immagini catturate dal defunto telescopio.

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