Questo è il Ploutonion di Hierapolis, uno degli antichi cancelli per raggiungere l'inferno

Questo è il Ploutonion di Hierapolis, uno degli antichi cancelli per raggiungere l'inferno
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Grazie a decine di anni di ricerca da parte del mondo accademico italiano, si è riusciti a riportare alla luce il ploutonion di Hierapolis (un'antica città nella regione storica della Frigia, nella Turchia centro-occidentale). Per gran parte dell'età antica si credette che questo santuario fosse la porta per entrare nell'inferno di Plutone.

Per tutta la parte orientale di quello che sarebbe stato l'impero romano, vi erano delle particolari zone che riuscivano ad attrarre e stimolare la fantasia di numerosi visitatori. Questo perché erano caratterizzate da singolari manifestazioni naturali del sottosuolo che portavano alla nascita di sorgenti termali, bacini di fango caldo, laghi dall'odore pungente, gas velenosi, etc...

Data la loro peculiarità, queste aree orientali assunsero presto un significato religioso-pagano, divenendo dei luoghi perfetti per ospitare quelle che si credevano fossero le porte per l'inferno di Ade/Plutone - il celebre dio degli inferi che, nella mitologia greco-latina, aveva rapito e sposato Persefone/Kore (o Proserpina).

Fra queste zone "infernali" vi rientrò la città di Hierapolis, che era stata originariamente eretta intorno al II secolo a.C., nella nota valle del Meandro, dal sovrano pergameno Eumene Sotere. Egli era re di Pergamo, un regno ellenistico nell'Asia minore e che venne guidato, fino alla conquista da parte della repubblica romana, dalla dinastia degli Attalidi.

Date le sue particolari emissioni venefiche sulla superficie e i frequenti terremoti che avevano aperto la terra in aree specifiche, l'intero centro urbano divenne un luogo dedito unicamente al culto del dio degli inferi.

In un periodo che varia dal 100 a.C. fino al 100 d.C., i romani, dopo aver conquistato Hierapolis, decisero di costruirvi un ploutonion - che, come si evince dal nome, era un santuario pagano dedicato a Plutone.

Esso venne posto sopra una cava naturale che rilasciava sia acque termali sia gas vulcanici velenosi. L'unione dei due andava a creare una nebbia peculiare, che i credenti ritenevano fosse mandata direttamente dall'inferno.

Attorno venivano praticati diversi rituali, soprattutto da parte di un ordine di eunuchi, detti "Galli", che celebravano la dea Cibele e il suo consorte Attis - entrambe divinità originarie dell'Anatolia (l'odierna Turchia).

Per potervi partecipare come spettatori si decise di costruire intorno al ploutonion delle postazioni, simili a quelle di un teatro. Qui, i cittadini vi si potevano sedere e, secondo gli storici, osservare all'alba dei sacrifici animali.

Di questi eventi ce ne parlano intellettuali antichi come Strabone, Plinio il Vecchio, Cassio Dione e Damascio. Tutti ci presentano questo culto del dio Plutone e di come le persone credevano di trovarsi ogni volta di fronte alle porte dell'inferno, senza avere, però, il coraggio di oltrepassarle.

Ovviamente, un luogo del genere rientrò a far parte delle purghe cristiane contro i simboli del paganesimo latino, portando il ploutonion a cadere in rovina e non essere più ricordato fino al 1965, quando un gruppo di ricercatori italiani, facente parte dalla Missione Archeologica Italiana, riuscirono a ritrovarne delle parti. Le indagini sistemiche nel santuario, invece, iniziarono definitivamente nel 2008.