Portate alla luce prove delle guerriglie indigene contro i sanguinari conquistadores

Portate alla luce prove delle guerriglie indigene contro i sanguinari conquistadores
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Tra le maggiori forze che condussero le campagne di colonizzazione delle Americhe troviamo i conquistadores spagnoli, i quali portarono con sé morte e distruzione. Ma le popolazioni del nuovo mondo non sono state a guardare. Un team di archeologi ha portato alla luce segni di resistenza bellica dei gruppi indigeni contro i conquistatori europei.

Il gruppo di studio dell'Istituto Nazionale di Antropologia e Storia ha rinvenuto, nell’area dell’attuale Città del Messico, reperti ascrivibili ai Mexica, una delle popolazioni precolombiane insediate nell’area. Avvalendosi dei reperti, i ricercatori hanno ricostruito i movimenti e le ribellioni di questa popolazione durante l’assedio dei conquistadores, capeggiati dal feroce Hernan Cortés, il quale fu artefice della disfatta dell’impero azteco.

In seguito ad una prima ritirata dalla capitale Tenochtitlan a Tlatelolco, città stato dell'impero azteco, gli indigeni riuscirono ad effettuare una strenua resistenza contro l’avanzata spagnola, attuando delle strategie di imboscata e guerriglia, fino all’inesorabile disfatta e conquista della città avvenuta nel 1521 d.C.

Durante gli scavi presso il Colegio Santa Cruz de Santiago sull'Avenida Paseo de la Reforma gli archeologi hanno ritrovato gli antichi resti di questa popolazione. I reperti constano di abitazioni ad uso domestico e laboratori per la modellazione e la lavorazione di oggetti in pietra, che denoterebbero le abilità artigianali degli indigeni(sfruttati dagli spagnoli anche per costruire oggetti in bronzo). Nelle abitazioni, inoltre, sono state rinvenute camere adibite a rituali, colme di vasellame e resti di natura organica.

Il team, guidato dal direttore degli scavi Antonio Lopez, ha portato alla luce anche due sculture raffiguranti effigi umane, che, a detta dello scienziato ”rappresentano due personaggi seduti; uno di questi era di basalto e conserva tracce di pigmento blu sui capelli, e un po' di pigmento nero e blu sulle guance; l'altro è stato scolpito in tezontle, e ha sedimenti di pigmento rosso e nero sotto gli occhi, così come alcuni in bianco che potrebbero essere stucco”.

Inoltre, analizzando l’impatto dei conquistadores sul sistema di credenze e riti religiosi delle popolazioni indigene, Lopez ha suggerito che gli epitaffi di commiato correlati alle sepolture indigene, prima dell'arrivo degli spagnoli, erano auguri per il trapasso ma, durante la resistenza, assunsero il significato simbolico di resistenza religiosa e culturale. Ciò avvalorerebbe la tendenza degli indigeni, che subirono dure imposizioni di evangelizzazione, a praticare le loro tradizioni religiose in segreto.

In ultimo, gli archeologi hanno scoperto un laboratorio precedente all’intromissione e conquista ispanica, che conteneva grandi quantità di ossidiana, vetro vulcanico generato dal rapido raffreddamento della lava. Questo materiale era utilizzato per costruire ornamenti religiosi sculture ed armi, il cui esempio più lampante è il macuahitl, arma azteca costruita con un corpo centrale intarsiato in legno, in cui erano incastonate affilatissime lame di ossidiana.

E, a proposito di straordinari ritrovamenti indigeni, sapevate che antichi testi maya hanno portato alla luce le cosiddette "Guerre Stellari"?