Il potente bagliore emesso da Proxima Centauri è una brutta notizia per la vita "aliena"
Proxima Centauri è la stella più vicina al nostro Sistema Solare e di recente ha generato un bagliore di grande intensità. Questa scoperta rende ancora più remota la possibilità che gli esopianeti presenti nei pressi di Proxima Centauri possano ospitare la vita.
Il bagliore è durato pochi secondi, con una firma energetica prevalente nel campo dell'ultravioletto. Secondo lo studio, pubblicato pochi giorni fa sul The Astrophysical Journal Letters, l'evento è stato 100 volte più potente di qualsiasi altro mai sperimentato nel nostro Sistema Solare. Non è qualcosa di nuovo per Proxima Centauri, ma potrebbe far rivedere diverse teorie sulle nane rosse, in particolare sulla loro possibilità di ospitare pianeti favorevoli alla vita.
Proxima Centauri è una nana rossa, ovvero il tipo più piccolo, più debole e più comune di stella, ed è situata a circa 4.25 anni luce dalla Terra. La sua massa è circa un ottavo di quella del Sole e per ora è noto che nel suo sistema vi sono due esopianeti. Uno di questi (Proxima Centauri B) è stato scoperto nel 2016, e ha subito allertato la curiosità degli studiosi e degli appassionati, in quanto sembra orbiti nella fascia di abitabilità del sistema.
Purtroppo, l'effettiva possibilità che la vita si sia sviluppata su questo mondo è rimasta dubbia per tutti questi anni, e il rilevamento del bagliore non fa che rendere tale ipotesi ancora più remota. Proxima Centauri è da tempo nota come "stella a brillamento", un tipo di corpo celeste incredibilmente instabile, che può variare la sua luce di decine di migliaia di volte anche in poche ore (comportando emissioni di radiazione in tutto lo spettro elettromagnetico, dalle onde radio fino ai già citati UV).
I ricercatori hanno utilizzato diversi telescopi terrestri e orbitali per analizzare la stella, tra cui il telescopio spaziale "con gli occhiali" Hubble, l'osservatorio ALMA e il Transiting Exoplanet Survey Satellite della NASA. Lo studio è stato condotto durante i mesi primaverili del 2019, portando ad un totale di 40 ore di osservazione fin a quando - il 1° maggio 2019 - il team ha catturato il flare, che è durato per soli 7 secondi.
L'astrofisica Meredith MacGregor, a capo della ricerca, ha così commentato le conseguenze della scoperta: "Se ci fosse vita sul pianeta Proxima Centauri B, dovrebbe apparire molto diversa da qualsiasi altra cosa mai concepita sulla Terra... un essere umano (o un essere terrestre) su questo pianeta passerebbe un brutto momento. I pianeti di Proxima Centauri vengono colpiti da questi fenomeni non una volta in un secolo, ma almeno una volta al giorno, se non più volte al giorno".
FONTE: Space.com
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