
La protesta hawaiana contro il Thirty Meter Telescope continua: i nativi non si arrendono
La minaccia del coronavirus ha bloccato il mondo. Anche il numero dei nativi hawaiani che si oppongono alla costruzione del Thirty Meter Telescope (TMT) in cima al vulcano Mauna Kea hanno ridotto la loro presenza sul fianco della montagna. Tuttavia, alcuni resistono e continuano a protestare per il loro luogo sacro.
Sebbene agli anziani sia stato chiesto di ritirarsi per la loro sicurezza contro il COVID-19, c'è ancora una presenza sulla montagna, afferma il portavoce della protesta Noe Noe Wong-Wilson a Space.com. "Siamo ancora qui". Dalla metà di luglio del 2019, i manifestanti si sono riuniti per bloccare la strada di accesso alla montagna in modo che il materiale da costruzione del Thirty Meter Telescope non possa raggiungere il sito del telescopio.
Lo strumento in questione fa parte di "una nuova classe di telescopi estremamente grandi". Le enormi dimensioni della struttura includono uno specchio di 30 metri di diametro che "sarà tre volte più largo, con un'area nove volte più estesa, rispetto al più grande telescopio a luce visibile esistente al mondo". Il telescopio potrebbe osservare gli oggetti cosmici con maggiore sensibilità, consentendo ai ricercatori di vedere l'Universo in una risoluzione più elevata e di utilizzarlo in molte discipline all'interno dell'astronomia.
La montagna, però, ha un significato religioso per i nativi hawaiani e, visto che il sito ospita già 12 osservatori sulla cima, non vogliono che la montagna venga nuovamente "profanata". Il vulcano Mauna Kea è il luogo in cui è avvenuta la creazione della vita nella religione dei nativi hawaiani; il luogo in cui la Terra e il cielo si incontrano.
L'altitudine del sito, di 4.207 metri, renderebbe perfette le osservazioni astronomiche, poiché l'altezza riduce la quantità di offuscanti atmosferici. Le organizzazioni pro TMT, dal canto loro, hanno sottolineato che l'osservatorio utilizzerà "uno speciale rivestimento riflettente simile all'alluminio" per ridurre la visibilità della struttura e, inoltre, che l'intero complesso "non impedirà le pratiche tradizionali e consuete delle Hawaii."
"So che gli astronomi adorano la loro scienza e credono che lo facciano per tutte le giuste ragioni", afferma Wong-Wilson. "Non siamo contro la scienza dell'astronomia. Siamo contro la costruzione di un edificio troppo grande sulla nostra montagna sacra." Insomma, la situazione rimane ancora estremamente spinosa. Recentemente, infatti, il Giappone ha anche sospeso i finanziamenti per la costruzione dello strumento.
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