Qual è il latte migliore per l'ambiente? La risposta potrebbe sorprendervi

Qual è il latte migliore per l'ambiente? La risposta potrebbe sorprendervi
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Quando andiamo al supermercato ci troviamo di fronte tantissimi tipi di latte differenti. Adesso, possiamo fare la nostra scelta del latticino anche in base al suo impatto ambientale: vediamo insieme qual è il miglior tipo per l'ambiente.

Uno studio del 2018, infatti, stima che i latticini animali siano circa tre volte più ad alta intensità di emissioni di gas serra rispetto a quelli vegetali. Facciamo, quindi, subito una distinzione importante: il latte animale ha un potenziale di riscaldamento globale ovviamente maggiore del latte vegetale.

Inoltre, i latticini animale generalmente richiedono nove volte più terra rispetto a qualsiasi alternativa a base vegetale. Ogni litro di latte vaccino utilizza 8.9 metri quadrati all'anno, rispetto a 0.8 per l'avena, 0.7 per la soia, 0.5 per le mandorle e 0.3 per il latte di riso. Tuttavia, occorre fare delle distinzioni, soprattutto anche per quanto riguarda il consumo di acqua.

Ad esempio le mandorle: un singolo seme richiede 12 litri di acqua, il che solleva interrogativi sulla produzione industriale di queste noci in aree a scarsità d'acqua. Le prestazione ambientali del latte di cocco, invece, sono buone: gli alberi di cocco utilizzano piccole quantità di acqua e assorbono anidride carbonica. Poiché vengono coltivati nelle aree tropicali, la produzione industriale di questo latte può distruggere l'habitat della fauna selvatica.

Un'altra alternativa è il latte di nocciola. Questi alberi, infatti, crescono nelle aree con maggiori precipitazioni intorno al Mar Nero, nell'Europa meridionale e nel Nord America e richiedendo molta meno acqua rispetto ai mandorli. Inoltre, vengono impollinati dal vento. Nonostante sia già in commercio, il latte di nocciole non è ancora così diffuso e non sappiamo gli effetti a operazioni intensive su larga scala.

Il latte di soia è anche molto buono per l'ambiente, poiché ha prestazioni ambientali molto buone in termini di acqua, potenziale di riscaldamento globale e uso del suolo, ma una delle principali preoccupazioni ambientali è la necessità di eliminare e convertire vaste aree di vegetazione autoctona per coltivare semi di soia, lo stesso vale per il latte d'avena.

Un punto di svolta viene offerto dal latte di canapa: i suoi semi vengono trasformati per olio e latte, ma la pianta stessa è molto versatile e tutte le sue parti possono essere utilizzate come materiale da costruzione, fibre tessili, polpa e carta o plastica a base di canapa. Le sue radici crescono in profondità, caratteristica che migliora la struttura del suolo e riduce la presenza di funghi. È, inoltre, anche resistente alle malattie e, a sua volta, riduce la necessità di erbicidi e pesticidi. La canapa richiede più acqua della soia, ma meno di mandorle e altri tipi di latte.

Insomma, la risposta è certamente una: per ridurre l'impronta ambientale del latte è importante sostituire il latte che beviamo con opzioni a base vegetale.