Qual è il posto più sicuro per sopravvivere ad un'apocalisse zombie?

Qual è il posto più sicuro per sopravvivere ad un'apocalisse zombie?
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Da come abbiamo imparato dalla miriade di prodotti di intrattenimento, un'apocalisse zombie può essere sempre dietro l'angolo. Alcuni ricercatori hanno analizzato le possibili conseguenze di una vera invasione di non morti, pubblicando i loro dati in un articolo scientifico.

Da diversi anni ormai siamo inondati da serie TV, libri, videogiochi e film a tema apocalisse zombie, quindi ci possiamo sentire tutti - nel nostro piccolo - dei veri esperti del settore. Almeno una volta ci siamo chiesti cosa avremmo fatto se ci fossimo trovati in una situazione simile e da lì si dà il via ai migliori piani di sopravvivenza e congetture.

C'è chi suggerisce di chiudersi in casa, sbarrandosi nel proprio scantinato, chi vuole impossessarsi e blindarsi dentro i centri commerciali, fiducioso che sia un posto sicuro e che garantisca una sopravvivenza duratura e chi invece diventa un nomade, accampandosi sempre in posti diversi con il proprio gruppo.

Anche la scienza ha provato a dare una risposta, simulando una vera e propria diffusione pandemica di un virus capace di far rivivere i morti e renderli dei "mangia-carne". Nel 2015, nel tentativo di comprendere meglio la diffusione di malattie reali, un team di statistici della Cornell University americana ha modellato la diffusione di una fittizia peste zombi capace di avvolgere tutti gli Stati Uniti. I loro risultati - pubblicati sull'American Physical Society - hanno indicato che il posto migliore per evitare l'infezione è ritirarsi in luoghi remoti e scarsamente popolati.

Posti isolati come montagne, passi innevati, crepacci e/o boschi molto fitti possono dimostrarsi l'ideale per sopravvivere al contagio e all'attacco dei mostri (anche se, in Walking Dead abbiamo visto che non sempre è finita bene).

"Data la dinamica della malattia, una volta che gli zombi invadono aree più scarsamente popolate, l'intera epidemia rallenta: ci sono meno esseri umani da mordere, quindi lo stato di "zombi" tra le persone inizia a diffondersi ad un ritmo più lento", ha detto l'autore principale Alex Alemi. Nel loro modello teorico le zone densamente popolate diventano focolai in pochissimo tempo, mentre resistono quelle con una scarsa presenza demografica.

C'è da considerare che - se i film ci hanno insegnato qualcosa - non tutti gli zombi sono creati allo stesso modo e che le stime potrebbero variare di caso in caso. Gli analisti hanno sottolineato l'importanza di starsene per conto proprio e mantenere le distanze dagli altri individui (notate la forte somiglianza con il distanziamento sociale di questo 2020? Del resto, è così che i virus funzionano) sebbene le prospettive di sopravvivenza non siano proprio rosee: "Mettendo in conto parametri più che realistici abbiamo scoperto che la maggior parte della popolazione sarebbe condannata".

Può sembrare un po' futile simulare un'epidemia di zombi ma il Pentagono degli Stati Uniti e i Centri statunitensi per il Controllo delle malattie hanno utilizzato più volte modelli e scenari simili per aiutarsi nello sviluppare programmi di formazione e prevenzione per possibili disastri reali.