Quando abbiamo iniziato a praticare gli elogi funebri per i grandi della storia?

Quando abbiamo iniziato a praticare gli elogi funebri per i grandi della storia?
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Quando i popoli e le nazioni hanno cominciato a piangere i loro leader? Gli elogi funebri sono delle formali cerimonie che organizziamo per sottolineare le gesta dei grandi personaggi che hanno fatto la storia di paesi e comunità.

Potreste pensare, erroneamente, che sia una tradizione lontana dalla nostra realtà, “un’americanata”, ma non è così. Nell'antica Grecia, ad esempio, venivano pronunciate elaborate orazioni funebri per i soldati persi in battaglia. Nel V secolo a.C., l’ateniese Pericle rese popolare la forma dell'elogio, ma lo fece in un modo più stoico e fermo di quanto potremmo riconoscere oggi.

"Ma la potenza di questo [dominio], nella maggior parte dei suoi elementi l’abbiamo accresciuta noi stessi, che oggi siamo ancora più o meno nell’età di mezzo, e abbiamo reso la città sotto tutti gli aspetti autosufficiente al massimo grado, sia per la guerra sia per la pace.", così rieccheggiano le parole del “padre della democrazia”.

Questo discorso solenne fu così di impatto che spinse Tucidide, colui che scrisse anche della peste ateniese, a rinunciare all’oggettività e all’imparzialità che dovrebbe avere la figura di uno storico.

I vichinghi avevano un approccio simile per commemorare i loro morti. I funerali dei normanni erano abbastanza teatrali: ad accompagnare i guerrieri nel Valhalla vi erano roghi, poesie e bevande rituali. Uno dei poemi sassoni più noti è senza dubbio il “Beowulf”, di cui abbiamo recensito il film, che termina proprio con l'elogio funebre dell'eroe:

i compagni di focolare la fine del signore:

dicevano che egli era dei re del mondo

il più benevolo agli uomini e il più generoso,

il più gentile al popolo e il più bramoso di lode”.