Il razzo VEGA tornerà a volare presto: l'ultimo fallimento è stato "solo" un errore umano
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Il razzo italo-europeo VEGA, costruito dalla Avio e gestito dalla Arianspace, ha passato dei momenti difficili negli ultimi mesi, ma sembra che l'ultimo fallimento riguardante la missione VV17 del 17 novembre 2020 sia imputabile più ad un errore umano che ad un problema intrinseco del razzo.
È ciò che ha riferito lo stesso amministratore delegato della Avio Giulio Ranzo qualche giorno fa quando, in una conferenza video, ha esposto i risultati dell'indagine iniziata subito dopo il fallimento dell'immessa in orbita di due satelliti per osservazione terrestre (il SEOSAT-Ingenio spagnolo e il Taranis francese).
Come vi avevamo già spiegato, il problema è stato subito riconosciuto nello stadio superiore (o quarto stadio) del VEGA, il cosiddetto "Avum", avendo causando una perdita totale della rotta circa 8 minuti dopo il decollo. L'anomalia ha portato il vettore ad andare fuori orbita, precipitando in mare aperto. Ora si è accertato definitivamente che il problema è stato causando da un "disguido" umano.
In parole povere i connettori di spinta del vettore erano invertiti e ciò ha generato modifiche irreversibili nella traiettoria (generando sostanzialmente una spinta opposta a quella richiesta). Il problema è stato provocato durante la costruzione del razzo da una distrazione dei tecnici, molto prima del lancio. La notizia è piacevole non solo perché scagiona il razzo da eventuali errori di progettazione, ma anche perché le analisi di routine e di controllo saranno molto meno intense, potendo portare il VEGA a riprendere il suo normale lavoro in tempi brevi.
"Quello che posso dire di questo evento è che è un evento molto sfortunato, per il quale colgo l'occasione per esprimere le mie più sentite scuse ai clienti", ha detto Giulio Ranzo. “Ma è un errore facile da identificare e si potrà correggere abbastanza rapidamente. Lavoreremo nelle prossime settimane molto intensamente per ripristinare la credibilità del lanciatore il prima possibile."
La paura più grande infatti era che un altro errore strutturale potesse aver minato la carriera del vettore VEGA, come successe per il fallimento del luglio 2019 (e che tenne a terra il razzo per più di un anno).
Unico inconveniente al quale non si potrà porre rimedio è la ricostruzione dei satelliti andati perduti: il SEOSAT-Ingenio - secondo l'agenzia spaziale spagnola - era l'unico esemplare del suo genere (anche a causa dell'obsolescenza di alcune parti), quindi ricostruirlo sarebbe controproducente; il Taranis invece non verrà replicato fedelmente, ma verrà riprogettato in piccole parti per dar vita al futuro Taranis 2.
FONTE: SpaceNews
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