Abbiamo una ricostruzione del gigante roditore che viveva in Sicilia milioni di anni fa
INFORMAZIONI SCHEDA
Il mondo animale non smette di regalare emozioni. Ci sono molte specie di cui conosciamo relativamente poco, soprattutto per quanto riguarda quelle estinte. Tuttavia, i ricercatori sono sempre al lavoro per studiare il passato e l'animale di cui vi parliamo oggi è molto interessante e legato al nostro Paese.
In particolare, stando anche a quanto riportato da ScienceDaily e Sci News, un team di ricercatori ha effettuato la prima ricostruzione digitale del cranio del Leithia melitensis, un roditore dalle elevate dimensioni (oramai estinto). Appartenente alla famiglia dei gliridi, questa specie è vissuta circa due milioni di anni fa in Sicilia e in quel di Malta. Pensate che la prima descrizione del Leithia melitensis risale al 1863, dato che venne analizzato dal naturalista scozzese Andrew Leith Adams.
Stiamo parlando di un roditore che viene considerato gigante per via delle sue dimensioni simili a quelle di un gatto. Basti pensare che ha dimensioni almeno doppie rispetto a quelle di tutte le altre specie insulari conosciute. È un caso molto interessante quello del Leithia melitensis, dato che si può parlare di gigantismo insulare. Per chi non lo sapesse, in parole povere significa che le dimensioni di un animale incrementano di generazione in generazione quando esso viene "confinato" in un'isola. Si tratta di un fenomeno biologico conosciuto. Per chi non lo sapesse, esiste anche il nanismo insulare, che vede la riduzione delle dimensioni di grandi animali quando essi si trovano in ambienti isolati.
In ogni caso, tornando a quanto realizzato dal team di paleontologi, la ricostruzione del cranio dalla lunghezza di dieci centimetri è stata possibile grazie a cinque frammenti di fossili relativi al Leithia melitensis. A quanto pare, questi ultimi sono stati trovati in Italia. Insomma, la ricostruzione del roditore ci offre maggiori informazioni in merito alla conformazione del gigante roditore. Per maggiori dettagli, vi consigliamo di consultare i risultati pubblicati sulla rivista Open Quaternary (in inglese).
FONTE: ScienceDaily
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