Riforma Copyright: cosa cambia per gli utenti ed editori

Riforma Copyright: cosa cambia per gli utenti ed editori
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Come ampiamente riportato su queste pagine qualche ora fa, il Parlamento Europeo ha votato a favore della tanto discussa e criticata riforma del copyright con 438 voti a favore, per la contentezza di editori ed associazioni a difesa del diritto d'autore.

A questo punto, come previsto dall'iter legislativo europeo, si passerà alla fase di trattativa con il Consiglio Europeo, ovviamente basandosi sulla direttiva approvata oggi. La questione è però più spinosa di quanto si possa credere, e ad oggi è possibile avanzare solo qualche ipotesi sui possibili scenari futuri.

Il grosso cambiamento da registrare è che le piattaforme web saranno responsabili per la violazione del diritto d'autore. Ciò vuol dire che le società che operano nel digitale saranno tenute a condividere i loro ricavi con gli artisti ed i giornalisti, i quali a loro volta dovranno essere pagati per il lavoro effettuato quando viene usato sui social network, Google News, YouTube e simili.

La direttiva disciplina anche la condivisione dei link agli articoli. Se questi dovessero essere accompagnati esclusivamente da "parole individuali" come descrizione, non rientreranno nella direttiva. Se invece dovesse essere presente una descrizione che soddisfi la lettura dell'utente, riprendendo quindi il layout dello snippet con fotografia + breve testo di presentazione, le piattaforme saranno tenute a pagare i diritti d'autore per l'uso dei contenuti.

Non è previsto alcun filtro sui contenuti per i controlli preventivi relativi alla pubblicazione, ma l'Unione Europea mira ad invogliare una sorta di collaborazione tra le piattaforme e coloro che detengono il diritto d'autore.
L'articolo 13 a tal proposito stabilisce che "i prestatori di servizi delle società d'informazione adottino in collaborazione con i titolari dei diritti misure miranti a garantire il funzionamento degli accordi con essi conclusi per l’uso delle loro opere o altro materiale ovvero volte a impedire che talune opere o altro materiale identificati dai titolari dei diritti mediante la collaborazione con gli stessi prestatori siano messi a disposizione sui loro servizi".

Nel 2014 in Spagna venne approvata una legge simile, ed il risultato fu la chiusura di Google News. Appare improbabile ipotizzare una via simile a livello europeo, però.

Le piattaforme come Facebook e YouTube, dal loro canto dovranno mettere a punto dei meccanismi di reclamo rapidi, gestiti da team di persone e non algoritmi, che permettano di presentare ricorsi in caso di rimozione ingiusta dei contenuti.

Sono esenti dalla riforma le enciclopedie online come Wikipedia e simili, che non hanno alcun fine commerciale. L'esempio lampante è quello di Github, ma non rientreranno nemmeno le piccole e medie imprese del web.

Dal punto di vista degli autori ed artisti, questi potranno chiedere una remunerazione extra per chi sfrutta le loro opere.

Nel corso delle prossime settimane e mesi la Commissione Europea, il Consiglio Europeo ed il Parlamento Europeo saranno tenute a discutere della proposta e valutare tutti gli emendamenti presentati. Le prime discussioni però sarebbero previste solo ad inizio 2019.

La normativa europea prevede inoltre che nel caso delle direttive siano i singoli paesi a scegliere come adottarle e trasformarle in legge.