Per la prima volta siamo riusciti a guardare dentro a un esopianeta

Per la prima volta siamo riusciti a guardare dentro a un esopianeta
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Il nostro sistema solare non ha niente di speciale. La sua stella, il Sole, e’ tra le più comuni che si possano trovare nell’Universo e la presenza di nove pianeti non e’ niente che si possa definire unico.

Esistono infatti, nel nostro Universo, milioni di esopianeti, ovvero pianeti all'esterno del nostro sistema solare. Nel corso degli ultimi anni stiamo riuscendo a osservarne i sempre più' minimi dettagli, ad intuirne le proprietà e a capire se possano essere o meno abitabili. I miglioramenti, teorici o strumentali, che ci portano ad avere sempre più informazioni sugli esopianeti, sono ormai una costante degli ultimi anni. Ma adesso riusciamo addirittura a “guardare dentro" gli esopianeti!

Un gruppo di ricercatori dell’Università di Tolosa ha per la prima volta misurato la densità (la massa per unita’ di volume) all'interno di un esopianeta, chiamato "AU Mic B", appena formatosi nei pressi di una stella molto attiva. La stella nei pressi dell’esopianeta, chiamata “AU Microscopii”, ha poco più’ di 22 milioni di anni e si può’ considerare appena nata nelle scale di tempo cosmiche. Per fare un esempio, il Sole si può considerare una stella di mezza età, con i suoi 4,5 miliardi di anni.

La massa e la densità dell'esopianeta sono stati determinati grazie allo spettro-polarimetro SPIRou. Apparentemente, e' incredibilmente simile al nostro vicino Nettuno, che pero' e' circa 4 milioni di anni più vecchio. Qui invece potete leggere di un esopianeta simile a Giove. La temperatura sull'esopianeta e’ di circa 300 gradi celsius, dal momento che si trova molto più vicino alla sua stella di quanto Nettuno lo sia al Sole.

Dunque, anche se in questo non si e’ riusciti a trovare un pianeta simile alla Terra, ma solo un Nettuno molto caldo, abbiamo ora le capacità’ di analizzare molto più a fondo le proprietà degli esopianeti: in particolare, sappiamo misurare il loro raggio, la loro massa e la loro densità. Queste nuove misure aiuteranno certamente gli scienziati a migliorare le teorie di formazione dei pianeti, che si cercano di verificare utilizzando software incredibili.