I robot adesso eseguono rituali religiosi, ma i fedeli non sono per nulla contenti

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Nel 2017 un'azienda tecnologica indiana ha presentato al mondo, così come potrete vedere nel video allegato qui sopra, un braccio robotico per eseguire "l'aarti", ovvero un rituale induista dove un devoto offre una lampada a olio alla divinità. Un gesto che simboleggia la rimozione dell'oscurità dal proprio corpo in favore della luce.

Dopo la sua apparizione, questa mano robotica ha ispirato la creazione di prototipi simili e ancora più avanzati, alcuni dei quali continuano a eseguire regolarmente il rituale in tutta l'India oggi. Tuttavia, questo utilizzo sempre più diffuso ha portato alla creazione di crescenti dibattiti sull'uso dell'intelligenza artificiale e della tecnologia robotica nella devozione e nell'adorazione.

Così recentemente un'antropologa specializzata in religione ha esaminato il disagio espresso da indù e buddisti riguardo agli automi che eseguono rituali che sostituiscono le persone. Molti temono, in poche parole, che la proliferazione di robot possa portare a un numero maggiore di persone che abbandonano la pratica religiosa, facendo affidamento sugli automi per "prendersi cura" dei loro rituali.

L'ansia di fondo è che, in qualche modo, i robot siano più bravi ad adorare gli dei rispetto agli umani. Quello che si crea, secondo l'antropologa, è un paradosso dove i rituali automatizzati appaiono migliori rispetto a quelli umani. In breve, infatti, il robot può fare quello che fai tu ma meglio perché, a differenza delle persone, sono spiritualmente incorruttibili.

Insomma, un argomento sicuramente complicato, ma dibattiti simili ci saranno sempre di più con il nostro uso continuo - e sempre più crescente - dei robot.