Russia, aggirare le sanzioni con Bitcoin potrebbe non essere così facile

Russia, aggirare le sanzioni con Bitcoin potrebbe non essere così facile
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La storia delle criptovalute in territorio russo è lunga e travagliata. Dopo un clamoroso passo indietro sul ban di Bitcoin in Russia, tuttavia, i fari del mondo sono tutti puntati sulle azioni di guerra di Mosca su suolo ucraino.

La scure delle sanzioni da parte della comunità internazionale è calata con forza sul Cremlino, ma già all'alba dell'esclusione dal sistema SWIFT si iniziava a paventare la possibilità che Putin potesse aggirare le sanzioni alla Russia con Bitcoin.

Ebbene, a quanto pare questa operazione potrebbe essere - motivo per cui evidentemente non è ancora stata fatta - meno semplice e scontata del previsto. Il primo di questi scogli potrebbe essere proprio la basilare legge della domanda e dell'offerta.

Le coppie tra valute digitali e rublo, infatti, sono quasi tutte poco scambiate e poco traffico comporta poche possibilità di scambiare liquidità con criptovalute. Basti pensare che, stando ai dati di Zycrypto, il mercato da rublo a Bitcoin ammonterebbe a circa 200.000 dollari, un'inezia rispetto a quanto muove il dollaro giornalmente.

Secondo quanto affermato dal General Manager di RippleNet, inoltre, un altro ostacolo sarebbe quello di spostare denaro sugli exchange, o letteralmente che "l'endpoint per ottenere denaro dalle criptovalute è altamente regolamentato". In soldoni, significa che, anche qualora la Russia dovesse trovare una soluzione al problema della liquidità, gli exchange dovranno comunque poggiarsi a sistemi bancari per trasferire fondi.

A questo si aggiungono alcuni dei più noti exchange che avrebbero iniziato ad applicare delle sanzioni verso account di entità legate al Cremlino o agli oligarchi.