
Sapevate che i resti romani dell'antica città libica di Leptis Magna si trovano a Londra?
INFORMAZIONI SCHEDA
Leptis Magna era una delle più note città della Libia nell'antichità. La sua storia pone le basi nella civiltà fenicia, ma ebbe la sua piena evoluzione sotto il controllo dei cartaginesi e dei romani. La sua importanza era tale che gli inglesi, nell'Ottocento, decisero di prenderne dei resti e portarli a Londra.
Tutto ebbe inizio probabilmente tra l'XI e l'VIII secolo a.C., quando degli uomini di Tiro, un antico centro urbano fenicio nell'odierno Libano, decisero di fondare un emporio, ossia un'area marittima adibita al commercio navale, in Libia, proprio affacciato sul Mediterraneo. Così facendo, nacquero le basi di Leptis Magna.
Tuttavia, prima di poter acquisire la fama secolare passata negli annali di storia, bisognerà aspettare l'approdo dei cartaginesi e, più in particolare di Roma, che incorporò ufficialmente la città all'interno della provincia Africa nel I secolo d.C. - sotto l'imperatore Tiberio.
Dopo la conquista da parte dei romani, Leptis Magna fiorì come mai prima d'allora, tanto che fu proprio in quel periodo che assunse l'appellativo di "Magna". Presto divenne nota in tutto l'Impero per il fiorente commercio di spezie provenienti dall'Oriente, di schiavi e animali africani.
Sotto l'imperatore Settimio Severo, nato proprio a Leptis Magna, nel 193 d.C. si diede il via ad una serie di abbellimenti, che portarono il centro ad essere uno dei più sfarzosi dell'intero impero, subito dopo Cartagine ed Alessandria.
Sfortunatamente, però, nulla dura per sempre. Nel III secolo d.C. il porto iniziò ad insabbiarsi, le tratte commerciali dovettero inevitabilmente diminuire e nel giro di 100 anni la città venne completamente abbandonata, gettando nell'oblio della memoria quelle centinaia di tesori conservati ed invidiati da tutti fino a quel momento.
Nel corso dei secoli, molte popolazioni locali trovarono nell'antica città un rifugio, senza mai farla tornare al suo antico splendore, e all'inizio del XVII secolo divenne oggetto di razzia da parte dei coloni francesi ed inglesi.
Per esempio, sotto ordine del re Luigi XIV, per poter decorare la reggia di Versailles, vennero mandati degli esperti per poter portare in Francia ben 600 colonne classiche.
Nell'Ottocento, ovviamente, fu il turno degli inglesi. Nel 1816 due uomini, l'ufficiale Hanmer George Warrington e l'artista Augustus Earle, su imitazione del conte Thomas Bruce, che era riuscito a sottrarre al Partenone e all'Acropoli di Atene tesori dal valore immensurabile, riuscirono a convincere l'allora governo ottomano a far spedire nel Regno Unito:
- 25 piedistalli
- 15 colonne in marmo
- 22 colonne in granito
- 10 capitelli
- Varie sculture e lastre con inscrizioni.
La risposta degli inglesi, non appena questi resti arrivarono a Londra, non fu delle più entusiasmanti. Il governo britannico definì i tesori "rubati" privi di qualsiasi valore, soprattutto estetico.
La loro importanza venne loro restituita solo nel 1826, quando il British Museum decise di darli all'architetto del re Giorgio IV, Jeffry Wyatville.
Quest'ultimo riuscì a rivalorizzare i resti nel cosiddetto "Tempio di Augusto", un elaborato capriccio architettonico, visitabile oggi presso il Windsor Great Park, nella città di Windsor (Inghilterra).
FONTE: Heritage Daily
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