Alla scoperta dell'En Tibi, una delle collezioni di piante essiccate più antiche del mondo
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En tibi perpetuis ridentem floribus hortum (Qui, per te, un giardino i cui fiori sorrideranno in eterno). Questa è una frase inscritta nell'erbario En Tibi del XVI secolo, ad oggi riconosciuto come una delle collezioni di piante essiccate più antiche al mondo.
Creato nell'Italia rinascimentale, l’erbario contiene circa 500 piante - tra cui ramoscelli di origano e timo, tipici della flora mediterranea, e piante importate, come il peperoncino. Grazie alla ricchezza di vegetazione ritrovata all'interno di questo libro, storici e scienziati hanno avuto la possibilità di ricavare sempre più informazioni sul creatore dell’erbario, sconosciuto fino al 2019.
Anastasia Stefanaki, botanica del Naturalis Biodiversity Center a Leida (Olanda), parlando in un’intervista per il “The Scientist” afferma: "E’ come avere un dipinto di Leonardo Da Vinci e non essere a conoscenza dell’artista”. La dottoressa Stefanaki è riuscita ad essere una delle principali curatrici del corpo di ricerca del 2019 grazie alla sua vasta conoscenza della flora mediterranea.
Studiando i campioni presenti all'interno dell’En Tibi, lei e i suoi colleghi sono riusciti a risalire alle origini dell’iconica collezione. Secoli fa, il ricercatore olandese e collezionista di manoscritti, Isaac Vossius, riuscì ad ottenere l'erbario. Un anno dopo la sua morte, nel 1689, il libro divenne parte della collezione dell’Università di Leida.
Analizzando il contesto storico rinascimentale, il team di ricerca è riuscito a scavare più in profondità per dare un nome al creatore originario dell’erbario e approfondire il contesto storico di quelli che poi sarebbero diventati i florilegio o i normali testi di botanica scientifica.
Fino al Seicento era una pratica comune per gli speziali fare affidamento sulle vaghe descrizioni dei libri di botanica per poter curare i vari tipi di malattie (che esistevano perfino 4.000 anni fa), dalle più comuni alle più rare. Col tempo, però, le descrizioni vennero affiancate da illustrazioni sempre più dettagliate - portando la botanica ad affermarsi come scienza autonoma a partire dal 1600.
Uno dei massimi esponenti della botanica nell’Italia del XVI secolo fu il professore dell’Università di Bologna, Luca Ghini - nonché uno dei primi creatori di erbari con piante vere compresse tra la carta. Molti dei suoi studenti hanno riprodotto o si sono lasciati ispirare dalle sue opere e, seguendo questa pista, storici e scienziati, compreso il team di Stefanaki, hanno cominciato ad ipotizzare che l’En Tibi fosse stato creato da un discepolo del professor Ghini.
Fra questi studenti risalta il nome di Gherardo Cibo, possibile creatore di un altro celebre erbario - l’Erbario Cibo. Tuttavia, l'autorialità di quest’ultimo è ancora oggi discussa. Secondo il parere di altri storici, il tomo è stato creato Francesco Petrollini, contemporaneo di Ghini. La ricercatrice Anastasia Stefanaki e i suoi colleghi hanno, quindi, esaminato le calligrafie dei due uomini comparandole con quella presente sia nell’Erbario Cibo sia nell’En Tibi. Da queste analisi si è evinto che Petrollini fosse il creatore di entrambi gli erbari.
"Penso che il team abbia svolto un attento lavoro di indagine" afferma Paula Findlen, professoressa di storia dell'Italia all'Università di Stanford, in California. Grazie al lavoro di ricerca della dottoressa Stefanaki e del suo team siamo riusciti a scoprire dal velo della storia un artista e studioso che, altrimenti, sarebbe rimasto sconosciuto per sempre.
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