È stata scoperta una lumaca conservata nell'ambra, risalente a 99 anni fa

È stata scoperta una lumaca conservata nell'ambra, risalente a 99 anni fa
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In un frammento di ambra mesozoica (risalente a 99 milioni anni fa) è stata trova una lumaca di terra con un peculiare rivestimento peloso. Proprio a causa di questa caratteristica, il mollusco è stato chiamato Archaeocyclotus brevivillosus, traducibile in “piccolo peloso”.

La lumaca è stata campionata per la prima volta nel 2017, da una miniera di ambra nella valle di Hukawng, in Birmania. L’esemplare misura 26,5 millimetri di lunghezza, 21 millimetri di larghezza ed è alta 9 millimetri. Conosciamo anche la dimensione dei peli fini: sono lunghi appena 150-200 micrometri e ricoprono il guscio.

Già in passato sono stati raccolti ben otto molluschi appartenenti alla famiglia delle Cyclophoridae dall’ambra e si è constato che sei di questi sono caratterizzati dalla presenza di una membrana pelosa. Questi filamenti non sono una rarità sui gusci di lumache terrestri; infatti, ancor oggi, condividiamo il pianeta Terra con questa tipologia di animali. Si desume, quindi, che cugini del nostro “piccolo peloso” amico traggano un vantaggio evolutivo dalla presenza dei peli sul guscio.

“[Potrebbero] migliorare la capacità degli animali di aggrapparsi meglio agli steli o alle foglie delle piante, cosa che è già stata osservata nelle lumache odierne”, ha spiegato Adrienne Jochum del Senckenberg Research Institute and Natural History Museum di Francoforte, in una dichiarazione.

Probabilmente la peluria svolge un ruolo importante di regolazione termica, consentendo alle goccioline d'acqua di aderire al guscio. Inoltre, è possibile che si sia rivelata utile anche per prevenire l’erosione della scorza, causata dai composti acidi che compongono il suolo o il fogliame su cui brulicano.

Altre teorie ancora, vedono i peli come la chiave per il passaggio da molluschi marini a lumache di terra, avvenuto tra 252 e 66 milioni di anni fa, durante il periodo mesozoico. L'ambra del Myanmar gioca un ruolo enorme nella conservazione di specie antiche in un ambiente in cui è facile che la materia organica si decomponga.

Come vi abbiamo accennato poc’anzi, Archaeocyclotus brevivillosus non è l’unico esemplare “fotografato” dall’ambra del Myanmar: questi reperti fossili straordinari permettono alle ricercatrici e ai ricercatori di studiare le caratteristiche fisiche uniche di specie ormai scomparse.

[Credito immagine: Senckenberg]

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