Alla scoperta delle zanne dei serpenti: gli strumenti veleniferi più letali in natura

Alla scoperta delle zanne dei serpenti: gli strumenti veleniferi più letali in natura
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Sono migliaia le specie di serpenti che abitano il pianeta Terra. Gli incredibili adattamenti, che li hanno sempre contraddistinti, i più noti dei quali sono le loro fauci, permisero addirittura agli antenati dei serpenti di sopravvivere all'estinzione dei dinosauri. Ma come si sono evoluti gli strumenti veleniferi più letali in natura?

La struttura delle zanne dei serpenti è una delle più affascinanti del regno animale e frutto di milioni di anni di evoluzione. Differenti da ogni altro predatore, questi strumenti mortali sono stati ottimizzati per penetrare senza sforzo nella carne delle vittime e, nelle specie velenose, sono in grado di rilasciare una vasta gamma di tossine. A seconda della specie in esame, la natura delle tossine si attesta sul rilascio di un ampio pull di sostanze neurotossiche o emotossiche letali. Recenti studi, infatti, hanno dimostrato che il veleno dei serpenti si è evoluto per uccidere.

La maggior parte dei predatori utilizza le zanne per addentare e strappare la carne della preda. Nei serpenti, invece, questi strumenti presentano delle scanalature longitudinali o cavità all’interno del dente, evolutesi per iniettare veleno con il morso. Infatti, alla base delle zanne sono presenti le cosiddette ghiandole velenifere, le quali vengono schiacciate dalla forza del morso, immettendo il veleno nella preda attraverso le cavità interne.

Un recente studio, condotto dai ricercatori della Flinders University e guidato da Alessandro Palci, ha svelato l’evoluzione dei letali strumenti dei serpenti.

Secondo i ricercatori, la struttura delle zanne odierne trasse origine da semplici scanalature alla base delle fauci, dette plicidentine, la cui funzione era quella di mantenere i denti ben adesi alla mascella.

Dall’analisi sperimentale e dallo studio di immagini in tomografia computerizzata delle zanne di diversi serpenti e lucertole, il team ha riscontrato la presenza dei solchi in tutte le specie analizzate. Ciò ha portato i ricercatori ad ipotizzare che questo adattamento è stato sviluppato in un antenato primitivo, comune alle specie odierne.

Riguardo ai solchi, Palci ha aggiunto “Quando una di queste rughe diventa più grande delle altre forma un solco lungo il dente" e, analizzando il meccanismo di rilascio del veleno dalle ghiandole velenifere, ha continuato "Le più semplici zanne velenifere hanno solo una scanalatura poco profonda sulla loro superficie", successivamente "Questi solchi sono stati selezionati nel corso di milioni di anni di evoluzione per produrre zanne simili a siringhe ipodermiche altamente specializzate".

Secondo i ricercatori, quindi, il veleno sembra non solo essere apparso prima, in alcuni antenati di serpenti e lucertole, ma sembra che le zanne si siano evolute successivamente alle sostanze velenose, in modo da sfruttare più efficacemente le tossine stesse.

Gli scienziati, infine, fanno notare che l’evoluzione delle zanne nei serpenti è stato un processo più unico che raro e che, proprio in questi rettili, abbia trovato il suo apice ottimale.