Scoperte sulla memoria dei topi potrebbero "potenziare" il cervello umano
La memoria è una caratteristica incentrata sull’assimilazione e ritenzione di informazioni che il cervello può riutilizzare e connettere grazie ai sistemi neurali di logica e ragionamento. Uno studio sui topi ha provato a comprendere i meccanismi coinvolti nella trasformazione degli stimoli recepiti dalla corteccia visiva in memoria.
Il team di studio, costituito dai ricercatori del MIT, studiando il funzionamento della memoria nei topi, ha individuato che l’elemento fondamentale per il riconoscimento di una sequenza di stimoli visivi e immagini risiede nell’ippocampo.
Quest’ultimo è una porzione del cervello, facente parte del lobo temporale, deputato alla regolazione della memoria. Ma non è stato ancora compreso come influisca su quest’ultima, dato che non sembra direttamente implicato nell’archiviazione delle immagini ma solo nella loro correlazione logica, permettendo un efficace immagazzinamento della memoria nella corteccia.
Peter Finnie, co-autore dello studio, afferma che: "La parte eccitante di questo è che la corteccia visiva sembra essere coinvolta nella codifica sia di stimoli visivi molto semplici che di sequenze temporali di essi, eppure l'ippocampo è coinvolto selettivamente nel modo in cui tale sequenza viene memorizzata".
I ricercatori hanno addestrato dei gruppi di topi all’utilizzo di due tipi memoria visiva, una basata sulla memorizzazione di un unico stimolo visivo, l’altra sul riconoscere una sequenza di immagini. Successivamente hanno asportato, con procedure chimiche, porzioni dell’ippocampo in alcuni topi per verificare le differenze tra i vari tipi di riconoscimento mnemonico. I risultati hanno mostrato che, seppur i topi senza ippocampo siano stati in grado di percepire e rispondere a singoli stimoli visivi, senza ippocampo non erano in grado di riconoscere la sequenza delle immagini e rispondere ad alterazioni della stessa.
Il cervello dei mammiferi, in quanto organo dall'incredibile complessità, è una cornucopia di misteri, che la scienza sta tentando strenuamente di decifrare. I risultati di questo esperimento, in associazione con i prodigiosi passi avanti delle neuroscienze, potrebbero portarci, in un futuro non molto distante, non solo ad abbattere patologie cerebrali come l’Alzheimer ma anche scoprire i più intimi funzionamenti e caratteristiche del cervello umano, aiutandoci, magari, a potenziarne le capacità latenti.
FONTE: MIT
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