Scoperte nuove fughe di vapore da Marte, confermando i cambiamenti climatici del passato
Il nuovo studio è stato eseguito basandosi sui dati raccolti dallo strumento NOMAD a bordo del modulo "Trace Gas Orbiter" dell'orbiter Exomars dell'ESA. Le nuove analisi spiegano come su Marte la perdita di acqua sia ancora in corso, confermando anche la sua possibile "abitabilità" del passato.
Della grande quantità di acqua che una volta scorreva sulla superficie di Marte, oggi rimangono solo le riserve nelle calotte di ghiaccio superficiali e nel sottosuolo del pianeta. Marte ancora oggi perde costantemente acqua, per lo più sotto forma di idrogeno e ossigeno in forma gassosa che sfuggono dalla sua tenue atmosfera, raggiungendo le alte quote fin nello spazio.
Capire come le dinamiche dell'acqua marziana si siano evolute nel corso di milioni di anni (e dove sia andata a finire) è fondamentale per comprendere l'evoluzione stessa del clima di Marte, dandoci un vantaggio anche qualora i primi umani arriveranno sul pianeta rosso. Lo studio recente, pubblicato su ScienceAdvances, si è concentrato soprattutto sull'analisi degli isotopi dell'idrogeno (in questo caso il deuterio) che - quando formano molecole di H2O - generano quella che viene chiamata volgarmente "acqua pesante" o "acqua semi pesante".
"Il rapporto tra deuterio e idrogeno funge per i nostri strumenti come un cronometro, e ci dà un'idea di come la perdita di acqua dal pianeta si sia evoluta nel tempo", dice Geronimo Villanueva del Goddard Space Flight Center della NASA, primo autore dell’articolo. "Grazie agli strumenti dell'orbiter Exomars è come se potessimo analizzare l'atmosfera marziana in 3D, mentre prima ci limitavamo a farlo in due dimensioni".
Nello studio è stata profondamente coinvolta l'Agenzia Spaziale Italiana e diversi ricercatori italiani. A tal proposito è intervenuto il coautore dell'articolo Giancarlo Bellucci: "È interessante notare come i dati confermino che grandi quantità di acqua sono state perse nel tempo. Le osservazioni di NOMAD suggeriscono quindi che Marte ha perso gran parte della sua acqua originaria, probabilmente a causa di meccanismi di trasporto ad alta quota come quelli osservati da NOMAD, dove la molecola viene poi disgregata dai raggi ultravioletti solari e dispersa nello spazio".
Come ultima analisi, la ricerca ha confermato che negli ultimi anni ci son stati degli eventi importanti che hanno accelerato ulteriormente la perdita di H2O, in particolare la grande tempesta di sabbia che ha avvolto tutto il pianeta nel corso del 2018 e che ha - tra le altre cose - "ucciso" il povero rover Opportunity.
Rimanendo in tema di Exomars, il rover "Rosalind Franklin" che costituisce la seconda parte della missione arriverà sul Pianeta Rosso solo dopo il 2022.
FONTE: ScienceAdvances
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