Scoperti centinaia di nuovi esopianeti grazie a un'analisi dei dati di Kepler

Scoperti centinaia di nuovi esopianeti grazie a un'analisi dei dati di Kepler
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Il telescopio spaziale Kepler ha terminato la sua missione di caccia planetaria lo scorso anno, ma i suoi dati continuano a regalare nuove scoperte. Il successore del telescopio è stato TESS, ma ha ancora molta strada da fare per eguagliare le scoperte di Kepler, e sembra che il divario tra le due sonde si sia ulteriormente ampliato.

Il telescopio spaziale, lanciato nel 2009, doveva concludere la sua missione tre anni dopo. Tuttavia, il suo compito continuò fino al 2018, ma non senza qualche sacrificio. Nonostante ottenne moltissimi dati sugli esopianeti, a causa di alcuni problemi riscontrati nel 2013 Kepler fornì dati molto "disordinati" e difficili da interpretare (dopo essere stato riparato, la missione venne denominata come "K2", Kepler 2).

Così, Ethan Kruse, del Goddard Space Flight Center della NASA, e il suo team hanno utilizzato dei nuovi metodi per l'elaborazione dei segnali (chiamati Quasiperiodic Automated Transit Search ed EPIC Variability Extraction and Removal for Exoplanet Science Target), per ridurre il rumore dei dati della missione K2.

Il risultato è stato incredibile, e il gruppo di ricerca ha trovato centinaia di potenziali esopianeti. Questa non è la prima analisi di questi dati, e dei 818 pianeti rilevati nello studio, ben 374 segnali non sono mai stati rilevati in precedenza.

Di questi, circa 154 sono pianeti che hanno compiuto un transito. Ciò significa che hanno completato un'orbita intorno alla loro stella, come la Terra con il Sole. I dati ottenuti indicano mondi di varie dimensioni: dalle super-terre ai giganti gassosi, e ci sono 87 sistemi con più di un pianeta (come il sistema solare ad esempio).

Attualmente, tutti gli oggetti elencati nella nuova analisi sono dei possibili "candidati" per essere esopianeti. Un'altra squadra dovrà controllare ogni segnale per confermare o meno l'esistenza di questi mondi.

In futuro, gli astronomi potrebbero essere in grado di utilizzare il James Webb Space Telescope per dare un'occhiata più da vicino ad alcuni di questi sistemi planetari, ma per ora, la verifica avverrà presso i grandi osservatori terrestri.