Scoperti i resti di un uomo del medioevo che visse con due forme di nanismo

Scoperti i resti di un uomo del medioevo che visse con due forme di nanismo
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Prima degli anni ’90, non sono mai stati trovati resti umani rivelanti due forme diverse di nanismo. Lo scheletro risalirebbe a un periodo di tempo compreso tra il IX e l’XI secolo (durante il medioevo) ed è stato scoperto in un monastero in Polonia.

La comunità dei bioarcheologi riconosce l’uomo con il nome di Ł3/66/90. Le ricerche precedenti, risalenti al XX secolo, avevano già decifrato il motivo per cui lo scheletro aveva gli arti corti: la persona, di età compresa tra 30 e 45 anni, era affetta da acondroplasia, una forma di nanismo. Oggi, invece, un nuovo studio fa luce su un secondo aspetto della struttura ossea di Ł3/66/90.

Mentre l'acondroplasia è stata la displasia più comunemente riscontrata nella documentazione archeologica, sono stati diagnosticati solo pochi casi di discondrosteosi di Léri-Weill”, scrivono gli autori dello studio. “Ł3/66/90 è il primo caso di acondroplasia e LWD del periodo medievale nell'Europa centrale”. La discondrosteosi di Léri-Weill è una condizione ereditaria che colpisce ossa, cartilagini, muscoli, tendini e legamenti.

Proprio per non farsi mancare nulla, gli esperti sospettano che l’uomo del medioevo soffrisse anche di emimelia ulnare, un’altra patologia genetica caratterizzata dall’assenza totale o parziale dell’ulna nell’avambraccio. Come potete ben sospettare, una combinazione di questo tipo “non è mai stata riportata in precedenza nella letteratura bioarcheologica”.

Gli studiosi hanno diagnosticato l’emimelia ulnare e la LWD osservando la morfologia di Ł3/66/90: mentre la bassa statura, il palato arcuato e l’avambraccio angolato potrebbero essere una prova di discondrosteosi, la differenza evidente tra la lunghezza dell’ulna destra e del radio destro suggerisce che l’uomo fosse affetto da emimelia.

Questa è davvero una testimonianza speciale; quasi quanto quella Adam Rainer, l'uomo sia nano che gigante.

[P. Namiota, Archivio della spedizione archeologica di Lekno / Int. J. Osteoarchaeol., 2022]

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