Scoperta una nuova arma contro i batteri resistenti agli antibiotici

Scoperta una nuova arma contro i batteri resistenti agli antibiotici
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E’ stato condotto uno studio molto interessante sulla cosiddetta Lysostaphin, in inglese, che spiega come questa sostanza riconosce la parete batterica di un ben definito gruppo di patogeni e, dopo essersi attaccata ad essa, la distrugge provocando la morte del batterio stesso.

La ricerca, condotta dall’Università di Sheffield, è importante perché potrebbe, potenzialmente, contribuire a contrastare dei patogeni denominati, con un acronimo, MRSA. Con MRSA si indica un qualsiasi ceppo di Staphylococcus aureus resistente alla meticillina, quindi sono batteri che hanno sviluppato una resistenza agli antibiotici. L’infezione causata da questi batteri, quindi, è estremamente difficile da trattare e spesso essa viene contratta facilmente all'interno degli ospedali da parte di persone che sono quindi già debilitate.

La ricerca, guidata dal dottore Stephane Mesnage, mette in luce il meccanismo molecolare di come la Lysostaphin riconosca e abbia una affinità chimica con la parete batterica delle cellule MRSA. Come è facile capire, questa parete esterna protegge i batteri che, senza di essa, muoiono. La Lysostaphin si attacca alla parete batterica e un enzima si muove sulle molecole ancorate ad essa come se fosse un’autostrada e, via via che l’enzima avanza, la parete batterica in questione viene distrutta. La Lysostaphin, a dire il vero, è una sostanza già conosciuta dagli scienziati tanto che veniva già usata da sola oppure in combinazione con altri antibatterici.

Tuttavia, almeno fino ad oggi, non è stato compreso il meccanismo molecolare, ovvero come realmente agisse per contrastare le infezioni degli MRSA. Ovviamente i risultati e gli studi eseguiti dagli scienziati di Sheffeld su come funziona questa sostanza possono fungere come base per sviluppare nuove terapie e nuovi trattamenti mirati per contrastare le MRSA e tutti gli altri patogeni che agiscono come questi ultimi e hanno le stesse “debolezze” degli Staphilococchi. La ricerca assume una particolare importanza anche alla luce della crescente resistenza di alcuni patogeni, anche molto comuni, a molti tipi di antibiotici.