Scoperto forse un meccanismo chiave dell'invecchiamento, ma non risolve questo paradosso
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Mentre i miliardari cercano di trovare a tutti i costi - letteralmente - un modo per invertire l'invecchiamento, un nuovo studio pubblicato sulla rivista Nature spiega che specie diverse accumulano un numero notevolmente simile di mutazioni nel corso della loro vita. La durata della vita, quindi, è determinata dalla velocità di queste mutazioni.
Da questo punto di vista, gli esseri umani tendono a sopravvivere di più rispetto ad altri mammiferi come giraffe, leoni e animali domestici. Il motivo potrebbe essere ricercato nella velocità con cui si verificano mutazioni somatiche all'interno delle nostre cellule. È quindi logico affermare che all'aumentare delle mutazioni aumenta anche le probabilità di morte? In realtà no, perché l'ipotesi non riesce a spiegare un'incoerenza nota come il paradosso di Peto.
Se la morte dipende dall'accumulo di mutazioni somatiche, le specie più grandi, che quindi hanno più cellule, dovrebbero avere più mutazioni e morire prima. Così, però, non è. Molti animali di grandi dimensioni vivono più a lungo delle specie più piccole e hanno tassi di cancro sorprendentemente bassi. È anche probabile che queste specie più grandi abbiano sviluppato meccanismi per ridurre la velocità con cui si verificano le mutazioni somatiche.
Nello studio, i ricercatori hanno raccolto cellule dall'intestino di 56 singoli animali appartenenti a 16 specie diverse. Dopo l'analisi, gli esperti hanno scoperto che il numero di mutazioni acquisite da ciascuna specie nel corso della sua vita era più o meno lo stesso, nonostante le enormi differenze nella durata della vita e nella massa corporea.
Tutti gli animali finiscono la loro vita con un numero simile di mutazioni. Le cellule umane, ad esempio, subiscono una media di 47 mutazioni all'anno, dandoci una vita media di 83,7 anni. I leoni, invece, subiscono 160 di queste mutazioni all'anno e vivono per soli 20,6 anni. I topi hanno un tasso di 796 mutazioni all'anno, dando loro solo 3,7 anni di vita.
La ricerca suggerisce "che le mutazioni somatiche possono svolgere un ruolo nell'invecchiamento", ha dichiarato l'autore dello studio, il dottor Alex Cagan in una dichiarazione. Nonostante ciò, i ricercatori non sono riusciti a risolvere il paradosso di Peto, poiché non è stata osservata alcuna associazione tra la massa corporea e la velocità con cui si accumulano le mutazioni somatiche.
Le talpe senza pelo, infatti, hanno circa 93 mutazioni all'anno e vivono per 25 anni. Le giraffe invece, che pesano circa 23.000 volte di più delle talpe senza pelo, hanno 99 mutazioni all'anno e raggiungono un'età media di 24.
FONTE: iflscience
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