Scoperto "mondo alieno" orbitante attorno alla stella più vicina al nostro sistema solare

Scoperto 'mondo alieno' orbitante attorno alla stella più vicina al nostro sistema solare
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Gli esopianeti sono quei corpi celesti planetari che non appartengono al nostro sistema solare. Gli astronomi, puntando i loro lungimiranti “occhi telescopici” verso lo spazio profondo, tentano sovente di scovare pianeti ed oggi sembrano esserci riusciti. È stato scoperto un mondo alieno orbitante attorno alla stella più vicina al sistema solare.

Il corpo celeste alieno incriminato è stato denominato Proxima d, pianeta orbitante intorno alla stella Proxima Centauri. Si tratta di una baluginante nana rossa situata ad “appena” 4,2 anni luce dal Sole.

L’esopianeta possiede circa un quarto delle dimensioni terrestri, conferendogli lo status di più piccolo esopianeta rilevato mediante l’effetto gravitazionale indotto sulla propria stella. A proposito del modus operandi per scovare questi corpi celesti, sapete come fanno gli astronomi a trovare gli esopianeti?

La scoperta odierna ha sancito il terzo esopianeta nei pressi di Proxima Centauri e, pur non essendo all’apparenza un mondo abitabile, la sua identificazione permette di riconfermare la moltitudine di pianeti che si annidano nello spazio profondo, pronti per essere scovati.

João Faria, astrofisico dell'Instituto de Astrofísica e Ciências do Espaço in Portogallo, ha dichiarato "La scoperta mostra che il nostro vicino stellare più vicino sembra essere pieno di nuovi mondi interessanti, alla portata di ulteriori studi ed esplorazioni future".

Il numero di esopianeti scoperti finora è di circa 5.000, con annesse altre migliaia di candidati pronti ad aggiungersi alla pletora astronomica.

Tra le tecniche per scovare questi pianeti extrasolari, due sono quelle più sfruttate: il metodo dei transiti e delle velocità radiali. Il primo consiste nell’osservazione tramite telescopio per rilevare interferenze nella luminosità della stella associata all’esopianeta e provocate dal transito dello stesso. Il secondo metodo consta nell’oscillazione prodotta da un pianeta nei confronti della propria stella, in relazione al proprio centro di massa comune.

Queste metodologie sono particolarmente efficaci nel rilevamento di corpi celesti di una certa dimensione, poiché provocano interazioni maggiormente visibili.

Indizi sulla presenza di Proxima d vennero rilevati nel 2020, durante studi di conferma nei confronti dell’esopianeta Proxima b. Attraverso il metodo della velocità radiale è stato possibile appurare che il debole segnale comparso nei dati fosse un pianeta così piccolo da indurre un movimento di appena 40 centimetri nella sua stella. È facile comprendere che valutare un tale movimento a 4,2 anni luce sia stato qualcosa di alquanto epocale.

Come dichiarato da Faria, "Dopo aver ottenuto nuove osservazioni, siamo stati in grado di confermare questo segnale come un nuovo pianeta candidato" e continuando "Ero entusiasta della sfida di rilevare un segnale così piccolo e, così facendo, di scoprire un esopianeta così vicino alla Terra".

Secondo i rilevamenti degli astronomi, Proxima d possiede circa 0,26 volte la massa della Terra e orbita intorno alla sua stella in circa 5 giorni, risultando troppo vicino al corpo stellare per ospitare vita.

I risultati della scoperta potrebbero fornire la spiegazione sulla scarsità delle registrazioni di esopianeti di piccole dimensioni. Tale fenomeno sarebbe provocato dalla nostra impossibilità attuale a rilevarli.

Non è detto, però, che in futuro, grazie alla tecnica della velocità radiale, non sarà possibile svelare la posizione di pianeti di piccole dimensioni, come suggerisce Pedro Figueira , astronomo presso l’European Southern Observatory, in Cile.

"La tecnica della velocità radiale ha il potenziale per svelare una popolazione di pianeti di luce, come il nostro, che dovrebbero essere i più abbondanti nella nostra galassia e che possono potenzialmente ospitare la vita come la conosciamo" conclude l'astronomo.

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