Scoperto un rituale mai visto prima, grazie ad una stele egizia

Scoperto un rituale mai visto prima, grazie ad una stele egizia
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Non si può rimanere indifferenti dinanzi alla cultura dell’Antico Egitto, con le sue piramidi, mummie, sarcofagi d’oro e divinità. Dopo diversi millenni, il mondo egiziano non smette di stupirci: gli archeologi hanno scoperto un nuovo rituale mai descritto prima, all’interno di un santuario in un tempio.

Nello specifico, il complesso religioso è situato nei pressi dell’antico porto di Berenike ed è stato costruito nel V secolo d.C., centenario che vede il disfacimento dell’Impero Romano d’Occidente. Il luogo è stato chiamato dai ricercatori il “Santuario del Falco”, in quanto al suo interno è stata scoperta una descrizione di un rituale associato al culto del falco. In quel periodo, la parte orientale dell’Egitto era succube dell’occupazione dei Blemmi, una popolazione proveniente dalla Nubia.

Si pensa che questo rituale inedito non sia altro che il prodotto della fusione delle rispettive culture egiziane e blemmiane. All’interno del santuario che fa da scenario a questa ricerca, sono stati rinvenuti ben 15 falci, di cui la maggior parte con la testa mozzata. In realtà, la “religione” egizia non è nuova a un’iconografia legata a questo animale, basti pensare al dio Horus; tuttavia, mai prima d’ora erano state trovate così tante carcasse di rapace in un luogo sacro, oltretutto, insieme a delle uova.

I risultati materiali sono particolarmente notevoli e includono offerte come arpioni, statue a forma di cubo e una stele con indicazioni relative alle attività religiose”, spiega Joan Oller Guzmán, direttore del gruppo di ricerca del Progetto Sikait.

Queste steli sono degli importantissimi documenti religiosi, dato che su di esse venivano rappresentate le processioni degli dèi e dei faraoni. L’iscrizione recita così: “Non è opportuno bollire una testa qui”. Sembrerà una cosa da poco, ma è davvero strano che in un tempio, massima espressione della cura e della meticolosità egizia, ci fosse un divieto di questo tipo. Non a caso, si è pensato che tale rituale abbia identità profana.

Secondo il professor Oller, “tutti questi elementi indicano intense attività rituali che combinano tradizioni egiziane con influenze dei Blemmi, sostenute da una base teologica forse correlata all'adorazione del dio Khonsu. Le scoperte ampliano la nostra conoscenza di questi semi-nomadi, i Blemmi, che vivevano nel deserto orientale durante il declino dell'Impero Romano”.

[Oller Guzmán et al., 2022, American Journal of Archaeology]