Oltre sei galassie sono tenute prigioniere da questo buco nero mostruoso

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È stato scoperto di recente che un buco nero supermassiccio di proporzioni strabilianti - con circa un miliardo di masse solari - è così potente da tenere inchiodate almeno sei galassie differenti, e probabilmente nasconde uno dei più grandi misteri della cosmologia moderna.

Lo studio ha coinvolto soprattutto astronomi e ricercatori italiani, provenienti dall’INAF di Bologna e dall’ESO, e ha stabilito come il buco nero supermassiccio all’interno della fonte luminosa quasar SDSS J1030+0524 sia in grado di tenere nella sua morsa gravitazionale circa sei galassie che gli orbitano intorno, come una sorta di ragnatela cosmica, così come definita da Marco Mignoli, astronomo dell'Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) di Bologna che ha guidato la ricerca.

Grazie ai dati del VLT (Very Large Telescope), dell’European South Observatory, è stato possibile osservare i filamenti di gas che si propagano dalle galassie fino al cuore di tenebra, per un’area grande circa 300 volte la nostra Via Lattea. Sono numeri impressionanti ma che – incredibilmente – non sono da record: è un buco nero enorme, ma il più grande fin ad ora osservato è almeno 40 volte più imponente, e ve ne abbiamo parlato qui.

Tuttavia, i ricercatori non necessitavano di un guinness dei primati per la loro ricerca e anzi, grazie ad SDSS J1030+0524, ci siamo avvicinati di più ad uno dei misteri più grandi che ancora attanaglia la teorica cosmologica moderna: com’è possibile che un buco nero così grande e anziano sia diventato tale? Stando ai dati riportati dallo studio pubblicato su Astronomy & Astrophysics, infatti, il buco nero supermassiccio dovrebbe essersi formato quasi agli albori del Tempo, quando l’universo aveva “solo” 0.9 miliardi di anni.

A quell'epoca il cosmo doveva essere piuttosto privo di stelle o nebulose in quanto gli atomi erano troppo distanti per interagire tra loro e formare un qualche tipo di ammasso, quindi è difficile immaginare come il buco nero si sia potuto alimentare senza un “buon pasto”. Mignoli e colleghi pensano che la risposta sia da ricercare nella materia oscura: “La nostra scoperta supporta l'idea che i buchi neri più distanti e massicci si formano e crescono all'interno di massicci aloni di materia oscura in strutture su larga scala e che l'assenza di rilevamenti precedenti di tali strutture fosse probabilmente dovuta a limitazioni dell'osservazione”.

I buchi neri, dunque, potrebbero esser fatti – o quanto meno cibarsi – anche di materia oscura, cosa in cui stesso Stephen Hawking credeva. Tuttavia, gli studi richiederanno ancora diverse conferme, e vi sono anche altrettante ricerche che comprovano l’esatto contrario.

A questo proposito è intervenuta la coautrice dello studio Barbara Balmaverde, astronomo dell'INAF di Torino, Italia: "Crediamo di aver visto soltanto la punta dell'iceberg e che le poche galassie scoperte finora intorno a questo buco nero supermassiccio siano solo le più luminose. Potrebbero essercene molte altre". Questo potrebbe allargare lo studio e l’analisi dei dati, fornendo spiegazioni sempre più dettagliate sul mistero dei buchi neri.

Di recente abbiamo assistito al più potente scontro gravitazionale mai osservato tra due mostri spaziali divoratori di “classe intermedia”, un altro affascinante tassello cosmologico in cerca di una spiegazione definitiva.