Avete mai sentito parlare dell' ippopotomonstrosesquippedaliofobia?

Avete mai sentito parlare dell' ippopotomonstrosesquippedaliofobia?
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Non ci vuole una laurea in lettere classiche per capire che tutte le parole che terminano con “fobia” rimandano al significato di paura scatenata da qualcosa di specifico, come un’immagine, un paesaggio o un essere vivente. Esistono davvero tantissime fobie e quella di oggi, probabilmente, non la avete mai sentita prima.

Tra le paure più diffuse si annoverano la claustrofobia (paura dei piccoli spazi), l’aracnofobia (paura dei ragni), l’acrofobia (paura delle altezze) e la glossofobia (paura di parlare in pubblico). Ma avete mai sentito parlare della ippopotomonstrosesquippedaliofobia? Sappiamo che è impronunciabile, ma provate a leggere tutta la parola!

Hippopotomonstrosesquippedaliophobia è semplicemente la paura delle parole lunghe. Sebbene i termini che si riferiscono alle fobie siano di matrice greca, all’interno del già citato timore c’è una componente latina: “sesqui”. Questo particolare è interessante, perché Orazio, un poeta del I secolo a.C., criticava i suoi rivali in quanto abusavano di “sesquipedalia verba”, ovvero di parole “lunghe un piede e mezzo.

Tuttavia, la paura delle parole lunghe non è qualcosa di così antico, infatti a battezzare questa condizione è stato un poeta americano nel 2000, Aimee Nezhukumatathil, il quale ha semplicemente aggiunto altre parole per effetto letterario e “fobia” alla fine dell’espressione gentilmente offerta da Orazio. In rete circola anche la famosa aibofobia, la paura dei palindromi… Per fortuna non è una vera condizione medica questa, ma solo un simpatico gioco di parole.

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