Sequenziato per la prima volta del DNA umano dalle rovine di Pompei

Sequenziato per la prima volta del DNA umano dalle rovine di Pompei
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Conosciamo tutti il destino delle persone che vissero a Pompei durante la tragica eruzione del Vesuvio. Adesso gli scienziati hanno sequenziato il genoma di un uomo che passò a miglior vita dopo l'evento risalente a circa 2000 anni fa.

Nonostante le alte temperature danneggino in modo irrimediabile la matrice del DNA, la cenere che ha ricoperto le vittime dell'eruzione ha preservato come uno scudo il codice genetico delle vittima. Ed è proprio in questo modo che gli scienziati sono riusciti nel loro intento... grazie anche ai recenti progressi nel sequenziamento del genoma.

Nello studio, l'archeologo Gabriele Scorrano dell'Università di Roma ha applicato con successo questa tecnica a due vittime di Pompei, un uomo di circa 35/40 anni e una donna di 50 anni, ritrovati in una stanza di un edificio oggi conosciuto come la Casa del Fabbro. I ricercatori hanno estratto il DNA dall'osso petroso del cranio, una delle ossa più dense del corpo e che aveva maggiori probabilità di contenere del codice genetico intatto.

Il materiale è stato estratto e sequenziato da entrambe le ossa, ma solo quello dell'uomo ha prodotto DNA sufficiente per un'analisi. I risultati suggeriscono che l'uomo fosse italiano, con la maggior parte del suo DNA coerente con persone del centro Italia, sia in epoca antica che moderna, e una parte di geni provenienti dalla Sardegna.

Nel codice genetico dell'individuo, inoltre, gli addetti ai lavori hanno notato la presenza del Mycobacterium tuberculosis, il batterio che causa la tubercolosi. Incredibile quello che può raccontarci la scienza partendo da uno scheletro.