Nel silenzio della quarantena gli uccelli maschi cantano più dolcemente, ecco perché

Nel silenzio della quarantena gli uccelli maschi cantano più dolcemente, ecco perché
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La quarantena causata dal COVID-19 e attuata in moltissimi paesi in tutto il mondo per prevenire la diffusione dei contagi ha cambiato non solo il nostro stile di vita ma anche quello degli animali: per esempio, stando a uno studio dell’Università del Tennessee gli uccelli hanno iniziato a cantare diversamente.

Pubblicato nel giornale Science, lo studio condotto dal team guidato dall’esperta in ecologia comportamentale Elizabeth Derryberry ha dimostrato che nel silenzio di San Francisco e di molte altre città americane gli uccelli maschi hanno iniziato a cantare più dolcemente e a migliorare la loro estensione vocale, apparendo così più attraenti alle femmine. Secondo la Derryberry, “a causa dell’eccessivo rumore della città hanno iniziato con il tempo a usare tonalità più forti; con il calo dell’inquinamento acustico le loro canzoni suonano meglio, sono più ‘sexy’ [...] Pensate a quando parlate a un amico in discoteca, alzando la voce a dismisura. Ecco, è lo stesso discorso”.

Come potete vedere dall’immagine presente in calce all’articolo, infatti, uccelli come il passero corona bianca – originario e presente maggiormente negli USA e nell’America Latina – hanno beneficiato molto dalla mancanza dei veicoli nelle strade: le loro canzoni tra aprile 2020 e maggio 2020 si sono fatte infatti più calme, belle da ascoltare e silenziose. Nonostante ciò, i loro trilli si potevano ancora udire da una distanza doppia rispetto a prima del lockdown poiché erano uno dei pochi rumori udibili durante la giornata.

Secondo i ricercatori, anche tanti altri animali hanno beneficiato moltissimo dalla quarantena, mutandosi rapidamente al nuovo ambiente. Un esempio evidente è quello delle meduse nei canali di Venezia, divenuti limpidi grazie alla mancanza di attività da parte di pescatori e traffico marittimo.

Nel silenzio della quarantena gli uccelli maschi cantano più dolcemente, ecco perché