La "Silicon Valley" cinese entra in lockdown: la produzione di chip crolla a zero

La 'Silicon Valley' cinese entra in lockdown: la produzione di chip crolla a zero
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Dopo aver scoperto che la guerra tra Russia e Ucraina può peggiorare la crisi dei chip, un'altra notizia inaspettata colpisce il già fragile settore dell'elettronica e dell'informatica di consumo. Il Governo cinese ha infatti imposto nella giornata di domenica 13 marzo un lockdown totale alla "Silicon Valley" della Cina, la città di Shenzhen.

Shenzhen è un'enorme metropoli da 17,5 milioni di abitanti alle porte di Hong Kong, e negli anni è diventata il principale hub tecnologico cinese, dove hanno sede le divisioni orientali e le catene produttive di diverse aziende informatiche di tutto il mondo, come Foxconn, GIS e molte altre. Il lockdown, fortunatamente, dovrebbe avere breve durata e terminare nel giro di una settimana, ma secondo gli esperti esso potrebbe avere seri impatti sulle scorte di chip e di prodotti lavorati in campo tecnologico per il mercato globale.

La scelta di un lockdown totale da parte del Governo di Pechino implica anche la chiusura forzata di tutti gli impianti produttivi e la transizione dei lavoratori allo smartworking, che ovviamente è impossibile nel caso di operai della filiera produttiva. Per questo, molte aziende di Shenzhen hanno chiuso i battenti, almeno temporaneamente, in uno sviluppo che l'analista dei beni di consumo Eric Yeung definisce catastrofico, commentando "RIP U.S. Supply Chain" su Twitter.

Secondo quanto riporta l'Associated Press, a portare alla chiusura della città sono stati un totale di 60 casi di Covid-19 riscontrati tra gli abitanti, mentre Pechino potrebbe decidere di prolungare il lockdown preventivo, imposto domenica e che dovrebbe terminare il 20 marzo, fino alla fine del mese, in modo da testare contro il Covid tutti i cittadini di Shenzhen prima di riammetterli al lavoro.

La decisione del Governo cinese rientra perfettamente nella "linea dura" anti-Covid di Pechino e che è già stata utilizzata per il lockdown della città di Xi'An, il quale ha portato ad una scarsità di SSD e di memorie RAM nei mercati occidentali. A criticare la mossa della Cina sono invece le grandi aziende colpite dalle chiusure totali: tra di esse, riportano Bloomberg e 9to5Mac, vi è anche Foxconn, che al momento produce buona parte delle componenti degli iPhone 13 di Apple, le cui scorte potrebbero assottigliarsi qualora il lockdown della città dovesse continuare a lungo.

Un report di DigiTimes, invece, spiega che diverse aziende taiwanesi saranno colpite dalla chiusura della "Silicon Valley cinese" e dei suoi impianti produttivi: tra di esse, il portale cita come particolarmente colpite GIS, Avary, Global Brands Manufacture, Unimicron, Taiflex Scientific, King Core e Innolux.