I simbionti di questo calamaro potrebbero aiutare a creare nuovi farmaci

I simbionti di questo calamaro potrebbero aiutare a creare nuovi farmaci
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E’ stato scoperto come un piccolo calamaro delle Hawaii abbia stretto relazioni simbiotiche con dei batteri in maniera talmente stretta da alloggiare quest’ultimi in un piccolo organo apposito.

Stiamo parlando del calamaro delle Hawaii (Euprymma scolopes), un mollusco cefalopode che vive nel Pacifico centrale. Questo piccolo calamaro è noto per le sue dimensioni estremamente ridotte, poche decine di millimetri di lunghezza per pochi grammi di peso, e per il suo colore rosso acceso. Ma ciò che rende questo animale interessante per la scienza è la sua capacità di avere molti batteri simbionti che lo aiutano a sopravvivere. Sul mantello sono alloggiati, infatti, dei batteri simbionti che aiutano l’animale a nascondersi dai predatori, modificandone i colori del mantello. Ovviamente questi batteri ricevono dal calamaro, in cambio, protezione e sostanze nutritive.

Ma le simbiosi non terminano qui. Scienziati dell’Università del Connecticut hanno, infatti, scoperto che, all'interno di questo animale marino, è presente un piccolo organo, non più grande delle dimensioni di un unghia del mignolo, che è una vera e propria riserva di batteri simbionti. Al suo interno sono presenti tantissime specie diverse di batteri simbionti che hanno un ruolo molto importante: quello di protezione. Questi batteri, infatti, secernano una sostanza che aiuta l’animale a difendersi dall'attacco di funghi patogeni. Questo organo è indispensabile anche durante la riproduzione di questo animale.

Prima che la femmina depositi le uova, infatti, il maschio ricopre le stesse con i batteri simbionti presenti sul piccolo organo (che funziona come una pompa che spinge i batteri), garantendo alla prole di potersi sviluppare senza essere attaccata dalle infezioni fungine. E’ stato notato in laboratorio che le uova prive di questi batteri vengono invase dai funghi, provocando la morte della prole prima che questa riesca a schiudersi.

Tra le varie molecole protettive che questi batteri simbionti secernano vi è anche una sostanza che sembra combattere efficacemente la Candida albicans che può infettare anche l’uomo. Lo studio del rapporto simbionte-organismo e di quelle sostanze antimicotiche che i batteri riescono a secernere, come ci spiegano i ricercatori che hanno prodotto questo studio, potrebbero portare alla creazione di farmaci migliori e ad una possibile, migliore conoscenza dei diversi batteri presenti all'interno del nostro organismo.