
Dalla sonda New Horizons arrivano i primi segreti di Ultima Thule
La sonda New Horizons è ancora in viaggio all'interno del Sistema Solare, alla ricerca di nuovi indizi sulle sue origini. Tra gli oggetti più affascinanti scoperti c'è sicuramente Ultima Thule, l'oggetto più lontano mai esplorato e che ha da subito suscitato l'attenzione degli appassionati.
Il team che sta lavorando sulla missione ha pubblicato oggi i primi risultati sulla base dei dati analizzati, sulla rivista Science.
I dati iniziali rivelano molto sullo sviluppo, la geologia e la composizione dell'oggetto, che è composto da due lobi nettamente diversi, con quello più grande che è stranamente piatto (e soprannominato "Ultima"), che si collega a quello più piccolo, che è anche più rotondo ("Thule"). La particolare ed affascinante forma a quanto pare sarebbe dettata dalla loro formazione.
I due lobi probabilmente orbitavano tra di loro, fin quando alcuni processi non li hanno riuniti in quello che gli scienziati hanno soprannominato "un processo di fusione gentile", su cui c'è ancora qualche mistero. Gli scienziati infatti non sanno se questo sia avvenuto a causa di alcune forze aerodinamiche del gas nell'antica nebulosa solare, oppure se Ultima e Thule hanno espulso altri lobi che hanno portato ad una riduzione della loro orbita ed energia. L'allineamento degli assi di Ultima e Thule indica che prima della fusione i due lobi erano chiusi, il che significa che gli stessi lati si trovavano sempre l'uno di fronte all'altro mentre orbitavano attorno allo stesso punto.
I ricercatori di New Horizons stanno anche studiando la superficie di Ultima Thule. A suscitare interesse sono i punti luminosi e le macchie, oltre alle colline ed i crateri. Uno di questi ha una larghezza di 8 chilometri ed è stato soprannominato Maryland, e probabilmente si è formato a causa di un impatto. Altre buche probabilmente si sono create a causa dell'impatto di alcuni materiali.
A livello di colori e composizione, Ultima Thule ricorda altri oggetti trovati nella fascia di Kuipler: è più rosso di Plutone e molto più grande (2.400 chilometri di larghezza). La sua tonalità rossastra sarebbe causata dalla modifica dei materiali organici rilevati sulla superficie: gli scienziati hanno trovato alcune prove di metanolo, acqua ghiacciata e molecole organiche.
La trasmissione dei dati continuerà fino all'estate del 2020. Attualmente la navicella spaziale New Horizons è a 4,1 miliardi di miglia della Terra.
La notizia arriva a qualche mese dall'immagine più chiara pubblicata dalla NASA.
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